I «Preti al cinema», nellItalia del Novecento, sono stati tanti, molti più di quanti ci si riesca a ricordare, e diversissimi fra loro. E questa la sensazione che si ricava visitando la mostra allestita nel chiostro dellArcivescovado, fresco di restauro e inaugurato per loccasione, fino al 12 luglio. Attraverso sessanta foto scattate sul set di importanti pellicole - da Frate Sole, girato nel 1918 da Ugo Falena, sino al recentissimo Io, loro e Lara di Carlo Verdone «Preti al cinema» posa infatti un sguardo estremamente vario sulla figura del sacerdote, osservandola alla luce di una prospettiva certamente particolare e originale, qual è quella della macchina da presa. «Questa molteplicità chiosa monsignor Dario Edoardo Viganò riflette le trasformazioni del contesto in cui i preti si sono trovati a operare. Di fatto, in molti film la rappresentazione del sacerdote è uno specchio fedele della società italiana, della sua evoluzione e delle sue persistenti inquietudini».
Oltre che il curatore della mostra, monsignor Viganò è il direttore della storica Rivista del Cinematografo e lautore di «Il prete di celluloide», un bel libro appena uscito da Cittadella, in cui tra laltro registi del calibro di Pupi Avati e Marco Bellocchio parlano del loro rapporto con la dimensione religiosa. Il volume, così come lesposizione in corso presso lArcivescovado, rappresenta un contributo al dibattito, oggi più che mai attuale, sulla figura del prete in occasione dellAnno Sacerdotale indetto per il 2010 da papa Benedetto XVI. Per realizzare «Preti al cinema», monsignor Viganò ha selezionato alcune decine tra le migliaia di foto di scena depositate presso la Cineteca Nazionale di Roma, cercando di individuare le immagini più significative per ogni decennio di produzione filmica. Prima di essere esposte in una brevissima mostra presso lAula Nervi in Vaticano, le foto sono state restaurate da un apposito team del Centro Sperimentale di Cinematografia. La selezione è stata effettuata «senza alcun intento catechetico»: per «onestà intellettuale afferma monsignor Viganò abbiamo inserito immagini scattate sul set di pellicole tuttaltro che apologetiche o rassicuranti». Tra i lungometraggi presi in considerazione dalla mostra, non mancano infatti quelli aspri e insospettabili, come Amici miei (1975) di Mario Monicelli, Il piccolo diavolo (1988) di Roberto Benigni fino a In nome del papa re (1977) dellanticlericale Luigi Magni e Allonorevole piacciono le donne (1972), di Lucio Fulci; e nemmeno quelle sarcastiche e irriverenti, come Straziami ma di baci saziami (1968) di Dino Risi o Roma (1972) di Federico Fellini. Anche in questi film però, secondo monsignor Viganò, «viene messo in luce come elemento centrale dellazione del prete il ministero della parola: la capacità cioè di ascoltare i fedeli e di fornire loro delle risposte alla luce del Vangelo».
«Preti al cinema» è stata inaugurata ieri, nel cortile del Palazzo Arcivescovile, subito dopo la presentazione di «Scelte evangeliche del prete doggi», il libro del cardinale Dionigi Tettamanzi uscito in questi giorni presso le Edizioni San Paolo. Il volume contiene un caloroso invito ai sacerdoti «a riscoprire il senso della propria vocazione riflettendo sui consigli evangelici di povertà, obbedienza e celibato», ma anche una proposta di «nuova organizzazione della diocesi ambrosiana» allinsegna di «un cambiamento che non sia solo o primariamente tecnico-organizzativo», ma piuttosto fondato su di un «rinnovamento che deve riguardare lintera comunità cristiana in Lombardia e in Italia». Nel libro tra laltro Tettamanzi ci regala belle e coraggiose pagine sul «giusto disagio del prete a contatto con la povertà della gente»: pagine in cui, rivolgendosi ai sacerdoti, il cardinale ammette come sia normale «sperimentare un poco di imbarazzo per le nostre condizioni di vita, per certi versi privilegiate», mentre «molti vivono di lavori precari e retribuzioni inadeguate».
Il percorso di apertura alla città del cortile dellArcivescovado, iniziato con la mostra «Preti al Cinema» e la presentazione del libro del cardinale Tettamanzi, proseguirà lunedì 5 luglio alle 21.15 con la proiezione del film Lultima cima di Juan Manuel Cotelo.
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