Previdenza e pensioni

Pensioni, cambia Opzione donna: novità e requisiti

Dopo un confronto interno, il governo ha rimesso mano a Opzione donna slegandola dal numero di figli. Facciamo il punto della situazione

Pensioni, cambia Opzione donna: novità e requisiti

Opzione donna è un tema delicato a cui il governo ha voluto dare priorità nel disegno della legge di Bilancio, applicando modifiche in corsa che hanno suscitato un po’ di confusione.

Facciamo il punto della situazione ricorrendo a quanto riportato nella bozza più recente della Manovra, nella quale nonsi legge più che le lavoratrici hanno accesso all’uscita anticipata a prescindere dal numero di figli.

Opzione donna, le novità

L'assetto attuale prevede che le lavoratrici possono usufruire di Opzione donna con il calcolo contributivo del cedolino se hanno 58 anni di età (59 anni per le lavoratrici autonome) e almeno 35 anni di contributi. Si tratta di una figura di accesso alla pensione che costerà allo Stato oltre 900 milioni in tre anni, ovvero 111,2 milioni nel corso del 2022, 317,3 milioni nel corso del 2023 e 499,7 milioni nel 2024.

Con la stesura di una ennesima a versione della legge di Bilancio, lo scorso 25 novembre l’esecutivo presieduto da Giorgia Meloni ha pensato di legare l’età anagrafica al numero di figli della lavoratrice, prevedendo l’accesso a Opzione donna a 58 anni a chi ha almeno due figli, a 59 anni a chi ha un solo figlio e a 60 alle lavoratici che non sono madri e senza intervenire sugli anni di contributi, lasciati invariati a 35. Una decisione imposta da necessità di cassa che avrebbe fatto risparmiare circa 180 milioni di euro nel biennio 2023-2024.

Va sottolineato che la legge di Bilancio non è ancora stata avvallata dal parlamento e quindi gli interventi di miglioramento sono tanto apprezzati quanto necessari. Dopo un confronto interno, il governo ha deciso di fare un passo indietro e di ritornare alla formula dei 58 anni di età (59 anni per le lavoratrici autonome) e 35 anni di contributi, slegando quindi l'accesso a Opzione donna dal numero di figli della lavoratrice.

Il problema costituzionalità

Il ministero del Lavoro è intervenuto ponendo sulla riforma abbozzata dal governo una questione di costituzionalità, chiedendosi quanto il numero di figli di una donna potesse impattare sul concetto di uguaglianza.

Ed è lo stesso ministero che propende per il mantenimento della misura nella sua formula attuale, senza apportare modifiche che avrebbero il solo pregio di ridurre il costo di Opzione donna ma che, secondo la ministra del Lavoro, Marina Calderone, sarebbero state un errore di un certo peso a danno del sistema pensionistico nazionale.

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