Previdenza e pensioni

Pensioni, ecco come cambiano gli assegni: tutte le cifre

Tra le novità sulle pensioni l’idea di una scala mobile trimestrale per adeguare le pensioni all’inflazione

Uno sportello dell'Inps
Uno sportello dell'Inps

Indicizzazione trimestrale delle pensioni per adeguarle all'aumento dell'inflazione.

È questa l'ipotesi al vaglio dei tecnici di palazzo Chigi e del ministero dell'Economia e delle finanze che potrebbe essere portata avanti dal governo, nel 2023, nel caso in cui l'inflazione continuasse a restare ancora sui livelli degli ultimi mesi. Si tratterebbe di una sorta di "scala mobile" simile a quella utilizzata negli anni 'ottanta per adeguare pensioni e salari in relazione agli aumenti dei prezzi dei beni e, più in generale, al costo della vita.

Con questo misura, dunque, l'indicizzazione non avverrebbe più su base annua come accade attualmente, ma su base trimestrale permettendo, così, di "controbilanciare" in tempi rapidi i rincari del costo di beni e servizi con l'incremento della capacità di spesa dei contribuenti.

Costo dell'operazione - come riportato in un articolo di AffariItaliani.it - circa un miliardo di euro considerando che ad aumentare non sarebbero tutte gli assegni (venendo escluse quelle più alte) ma in modo graduale le fasce appartenenti agli scaglioni pensionistici più bassi.

Cosa succederà nel 2023

Sul tema delle rivalutazioni, dunque, sono tante le modifiche in corso o che si prospettano all’orizzonte. Già negli assegni di ottobre e novembre le cifre sono state riviste verso l’alto, con l’aumento provvisorio del 2% per i percettori di un assegno previdenziale inferiore ai 2.692 euro oltre ad un aumento dello 0,2% per effetto dell'indicizzazione periodica.

Per il mese di dicembre, pertanto, le minime saranno più alte di circa 11 euro oltre alla tredicesima sulla quale sarà applicato il medesimo adeguamento del 2,2%; inoltre coloro i quali abbiano un reddito pensionistico complessivo di 6.915,55 euro arriverà anche il bonus da 154,94 euro erogato ai percettori di assegno previdenziale Inps, ad esclusione di chi riceve già assegni sociali o di invalidità civile.

A gennaio 2023, invece, scatterà la rivalutazione piena al 7,3% di cui si è parlato in un precedente articolo de IlGiornale.it; su questo tema il governo è intervenuto con la legge di bilancio che ha modificato l'attuale sistema basato su 3 fasce di reddito e che prevedeva l'adeguamento completo all'inflazione per le pensioni fino a quattro volte il minimo Inps che è pari cioè a 538 euro. Il secondo scaglione prevedeva una rivalutazione fino al 90% per trattamenti compresi tra 4 e 5 volte il minimo Inps mentre per gli assegni superiori a 5 volte la rivalutazione prevista era del 75%.

Il governo è intervenuto su queste fasce portandole da tre a 6 e prevedendo un incremento totale per le pensioni minime con una rivalutazione del 8,8% per il prossimo anni, e del 10% per il 2024. Questi incrementi riguarderanno le pensioni sino a 2100 euro lordi mensili (incremento sino a 15,53 euro al mese).

Per le pensioni tra quattro e 5 volte il trattamento minimo la rivalutazione sarà, invece, dell'80% che scenderà al 55% pergli assegni superiori a 5 volte il minimo. Per le pensioni superiori a 6 volte ed inferiore ad 8 volte il trattamento minimo la rivalutazione sarà al 50% che cala al 40% in caso di assegni tra 8 e 10 volte i minimi.

Infine, per le pensioni superiore a 10 volte la percentuale di rivalutazione sarà del 35%.

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