Se il Genoa edizione di grazia 2008/2009 si conferma la squadra più prolifica del campionato nell'ultimo quarto d'ora di gara (14 gol sui 40 segnati in 30 partite), una ragione ci sarà. C'è. Se il Genoa continua a marcare un equilibrio di rendimento che gli ha permesso di raccogliere 17 punti nella prima decade di campionato, 19 nella seconda e 18 nella terza, una ragione ci sarà. C'è. Se quando gli manca il fondamentale Principe Milito (Chievo, Torino, Lecce, Reggina) il Genoa continua imperterrito a vincere, una ragione ci sarà. C'è.
La ragione si chiama Enrico Preziosi, che ha messo a disposizione di Gasperini difensori di prima forza come Biava, Ferrari, Bocchetti, Criscito e Papastathopoulos, centrocampisti di talento e polpa come Thiago Motta, Juric e Milanetto, cursori di fascia laterale inesauribili come Marco Rossi e Mesto, attaccanti di classe e sostanza come Milito, Sculli, Palladino e Jankovic.
La ragione si chiama Gian Piero Gasperini, che mandando sistematicamente (cioè: non per perdere tempo...) in campo 14 giocatori in invidiabile forma atletica garantisce durata perfetta, talché ha già bissato le 15 vittorie del Genoa di Verdeal e Della Torre nella serie A a 21 squadre 1947/'48 e superato i 14 successi della serie A a 18 squadre 1990/'91 che valsero il 4° posto e l'accesso in Coppa Uefa al Grifone di Bagnoli. A 8 turni dalla conclusione Gasperini si conferma insomma il Principe degli allenatori del Genoa del dopoguerra, autorevole e nondimeno duttile comandante di una squadra al tempo stesso brillante e tosta, come dimostrano le 3 e 4 sconfitte subite in meno rispetto alle concorrenti alla Champions Roma e Fiorentina.
Un doppio sabato sera a Marassi, contro Juve e Lazio, decreterà ora il destino stagionale del Grifone. Quattro punti complessivi dovrebbero bastare per conservare il prezioso 4° posto con ottime prospettive di salvarlo nei 6 turni finali. Se poi quei punti risultassero 6, si potrebbe davvero fare un pensierone al 3° posto, mettendo pepe alla coda del Diavolo.
Poiché evito normalmente di parlare dell'arbitro, martire designato di un calcio isterico, è infine con pena che registro l'onta che la Sampdoria ha subito da Tagliavento, l'ineffabile fischietto di Terni che con l'«ausilio» dell'assistente Papi e del quarto uomo Giannoccaro ha riservato a Richelieu Marino e a De Laurentiis troneggiante in panchina (toh!) una forma di benevolenza sfociata nella genuflessione. Il cartellino rosso risparmiato a Santacroce su Pazzini nel primo tempo (espulsione diretta da ultimo uomo) e su Cassano nella ripresa (secondo cartellino giallo), il fallo da tergo di Denis su Gastaldello non ravvisato in occasione del 2-2, e soprattutto la serie di angherie impunemente permesse ai difensori del Napoli in danno di Pazzini e Cassano mi hanno nauseato.
Comunque pazienza. Essendo la salvezza ormai acquisita, Mazzarri potrà infatti affrontare la doppia trasferta di Lecce e Catania senza rischiare l'incolumità delle colonne portanti in vista della Madre di tutte le partite, in programma il 23 aprile a San Siro nerazzurro per l'accesso alla finale di Coppa Italia, che al 90% varrebbe alla Sampdoria il ritorno in Coppa Uefa.
Assunto che la difesa blucerchiata non riesce a rendersi impermeabile nemmeno con i pannoloni, e dando per scontato che l'Inter vorrà «vendicarsi» della cocente delusione patita in Champions, una volta di più mi permetto di esortare Walter Mazzarri a ripiegare su un solido «4-4-2» che trova precisa giustificazione nelle caratteristiche tecnico-atletiche di Padalino e Pieri, giocatori carenti su 80 metri di fascia laterale ma decisamente validi su distanza dimezzata. Io penso infatti che, con la rispettiva copertura di Campagnaro e Accardi, Padalino e Pieri potrebbero alternativamente offrire prezioso aiuto al genio di Cassano e alla testa di Pazzini (un gol, e l'Inter che partirà da -3 sarebbe out).
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