«Mi chiami professor Scoglio!». «E lei mi chiami presidente Preziosi!». Il tono di voce si alza, il volto diventa color porpora, la giugulare pulsa. Cose che capitano normalmente da una ventina danni in (quasi) tutti i programmi di approfondimento (o alleggerimento) sportivi. E invece, questa volta, la commedia si trasforma in tragedia.
Neppure il quinto potere è immortale. E adesso, al culmine della più micidiale stagione della sua vita, Enrico Preziosi è un uomo stranito. E anche un po braccato dal destino.
«Rimango senza parole, perché al di là degli scontri dialettici che ci possono aver diviso nella serata più terribile, stiamo parlando della morte di un uomo di sport al quale ero legato anchio. Era un grande genoano. E lo stimavo».
Comè avvenuta la disgrazia, cosa vi stavate dicendo?
«Io ero in collegamento telefonico, parlavo dalla macchina. Il confronto era pacato. Il che non significa sommesso. Era vivace. Ma ho partecipato a scontri verbali ben più accesi di questo. Non cera nessun litigio. E da parte mia, nessuna aggressione. Non mettetemi sulle spalle anche questa».
Non ce ne sarebbe motivo, ma ci dica comè andata.
«Lui mi aveva invitato per un confronto a due sul Genoa e sul suo futuro. Si parlava di cordate che avrebbero potuto rilevare la società, si parlava di lui nel ruolo di mediatore. Io voglio bene al Genoa, non lo cederei mai ai primi venuti. Ma è anche vero che in questi giorni sto riflettendo seriamente sul mio ruolo nel mondo del pallone. Gli dicevo questo. Lui mi dava un po sulla voce: mi chiami professor Scoglio. E io di rimando: e lei mi chiami presidente Preziosi. Roba così. Poi il collegamento si è interrotto».
E come ha saputo della disgrazia?
«Ho ricevuto una telefonata dalla televisione mezzora dopo. Mi hanno detto che era morto. Mi si è ghiacciato il sangue. Incredibile».
E come si sente adesso?
«Male. Certo che male. Anche perché so già che si continuerà a parlare di questa cosa e si finirà per legarla alla mia persona. Per favore, non aggiungete anche questo al mio fardello. Lo ripeto, era un confronto assolutamente civile, entro i limiti della buona educazione».
Presidente, non capita spesso di fare salotto in quelle trasmissioni.
«È vero, ma era un confronto normalissimo. Lui mi ha provocato e io non mi sono tirato indietro, ma non mi sembrava niente di strano: toni vivaci, ma senza offesa.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.