Il prezzo d’essere senza più radici

Dalle origini a oggi Alleanza nazionale non ha mostrato una linea strategica chiara. L’unica costante delle sue azioni è stato il tentativo di darsi un’immagine di pacatezza, responsabilità, disponibilità alla discussione con tutti e su tutto, ravvedimento da un passato turbolento. Il bon ton doveva servire a far risaltare una diversità rispetto all’ingombrante alleato Berlusconi, caratterialmente votato all’oltranza, e a guadagnare una legittimazione democratica di cui Fini e i suoi si sapevano, al di là delle parole, carenti.
Pur cosciente di dovere a Berlusconi il suo sdoganamento, An ha comunque tentato di ritagliarsi un profilo che potesse promuoverla da alleata a concorrente, ma il timore di apparire sleale l’ha portata a oscillare fra impuntature e accondiscendenze. Questo percorso alla giornata, agevolato da un’estrema personalizzazione del partito, ha condotto Fini a raccogliere un’alta popolarità personale nei sondaggi, senza tuttavia concedergli la minima opportunità di spenderla per insidiare il primato dell’ex presidente del Consiglio, o anche solo per ottenerne un’investitura credibile a potenziale successore.
Appiattita sulle decisioni altrui, scavalcata «a destra» dalle impazienze della Lega e «a sinistra» dai dissensi di Casini, An è parsa avere una sola linea di condotta: restare allineata e coperta nelle file della coalizione, avallare le scelte del suo capofila con limitati distinguo, ricavare i dividendi pratici della fedeltà, rinviando altre ambizioni al momento del dopo-Berlusconi. Il terremoto degli scorsi giorni l’ha dunque colta di sorpresa, lasciandola priva di reazioni efficaci, al di là di un sussulto di orgoglio e di vaghe e poco credibili minacce di ritorsione. Per passare al contrattacco An dovrebbe poter contare sul sostegno incondizionato di una base elettorale legata al partito dal vincolo di una cultura politica forte, ben definita, irrinunciabile, nettamente distinta da quelle di alleati e avversari.

Ma, avendo per quasi tredici anni stemperato i suoi codici identificanti originari senza sostituirli con altri nuovi, questa certezza non può nutrirla, insidiata com’è, fra l’altro, da una concorrenza scissionista nel contempo ideologicamente più connotata ma meno riottosa verso i nuovi progetti berlusconiani. Dovrà dunque battere altri sentieri, dando prova di quella fantasia che le ha sinora fatto difetto.

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