«La prigione di Moro? Prodi sapeva dov’era»

Il Professore minaccia querela. Cossiga: la sua seduta spiritica fu una messa in scena

«La prigione di Moro? Prodi sapeva dov’era»

da Milano

«Abbiamo trovato una quantità di verità pazzesche, sul caso Moro: Aldo Moro fu catturato con una vera e propria operazione di commando. Era presente anche un tiratore scelto straniero che non fu mai preso e del quale non si è mai parlato». È quanto ha affermato il presidente della commissione Mitrokhin, il senatore di Forza Italia Paolo Guzzanti, in un’intervista che il canale satellitare «Nessuno Tv» ha mandato in onda ieri sera. «Moro è stato poi tenuto nascosto in un luogo, peraltro noto a Romano Prodi - dice Guzzanti -. Quando l’ho interrogato in Commissione, ha farfugliato sputacchiando. Ma poiché nessuno crede agli spiriti, alle sedute spiritiche o ai piattini che girano, sta di fatto che il professor Romano Prodi sapeva che Moro era prigioniero a via Gradoli. Disse “Gradoli” senza dire “via”: qualcuno volle capire Gradoli paese». Nel corso della prigionia di Moro, «scomparvero dalla cassaforte del ministro della Difesa tutti i documenti militari top secret della Difesa Nord dell’Italia, che poi ricomparvero dopo la morte di Moro. Tornarono nella cassaforte del ministro della Difesa con le loro gambe». Il sequestro e l’assassinio di Aldo Moro, secondo Guzzanti, «furono gestiti dai servizi segreti dell’Est, ci sono le carte, non le chiacchiere».
Il Professore, che minaccia di rivolgersi al tribunale, ha affidato la replica al suo ufficio stampa, che ha diffuso una nota nella quale si legge che «Romano Prodi risponderà attraverso i suoi legali alle gravissime insinuazioni del senatore Paolo Guzzanti». «Sulla questione legata al nome Gradoli - prosegue la nota dell’ufficio stampa del Professore - Prodi ha infatti già esaurientemente risposto in tutte le sedi giudiziarie e parlamentari in cui è stato convocato».
Chiamato in causa per l’equivoco su Gradoli via-Gradoli paese, è intervenuto anche l’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ministro dell’Interno all’epoca del sequestro Moro, che a proposito della seduta spiritica parla di «messa in scena». L’ex capo dello Stato ha diffuso una nota nella quale sostiene di essere arrivato alla conclusione che Prodi acquisì quell’informazione «da qualche militante dell’area eversiva ben presente nell’Università di Bologna, cui era evidentemente pervenuta da ben informati ambienti delle Br o strettamente contigui a esse».

«Nel passaggio tra fonte, informatore, partecipante alla finta seduta spiritica e il Professor Romano Prodi - si legge ancora nella nota di Cossiga -, l’informazione fu travisata e così l’indicazione di via Gradoli, covo Br in Roma, poi scoperto, subì il mutamento in paese di Gradoli, deviando gravemente le indagini degli investigatori».

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