«Primarie per il sindaco del Pdl: solo così Musso potrà decidersi»

È bene che ci si ritrovi di fronte ad una situazione da «primarie» per quel che riguarda il candidato alla carica di sindaco del Comune di Genova. Credo che il centrodestra possa misurarsi benissimo in questa scelta, aiutando di fatto l'attuale candidato senatore Enrico Musso a prendere una decisione. La questione è per forza di cose complessa, non perché si sia già pronunciato in merito il più celebre «attacchino» della Lega Nord, il popolare Bruno Ravera ma per il fatto che la questione è di non poco conto alla luce dei risultati alle recentissime elezioni regionali. Si è già realisticamente detto in altra occasione che la sconfitta di Biasotti per qualche tratto indebolisce Musso perché ancora una volta viene identificata Genova e la sua provincia come il territorio (elettoralmente) debole per il centrodestra. E questo è il punto dolente, non dunque le prese di posizioni non conformi del senatore Musso in qualche caso (per esempio quello della costruzione della Moschea al Lagaccio) di valenza locale (quanto poi possano aver influito tali prese di posizione sul proprio elettorato, è compito dello stesso centrodestra acclararlo e questa occasione della primarie un po’ anomale può dare modo di percepirlo). A me determinate posizioni in quel di Genova e a Roma del «nostro» senatore non sono piaciute e l'ho segnalato senza problemi. Credo però che tocchi a lui decidere in merito alla sua candidatura dopo attenta riflessione. Se ne è convinto e vuole continuare non c’è motivo di negargli una seconda possibilità e quindi abbandonate le remore egli scioglierà la riserva e dovrà mettersi all'opera congiuntamente al candidato (o alla candidata) a Presidente della Provincia da subito. La corsa dei due dovrà essere svolta in parallelo (e direi insieme) in maniera da rafforzarsi vicendevolmente sia nelle circoscrizioni genovesi come sul territorio della Provincia secondo quelle che sono (e saranno) le opportunità tattiche e strategiche.
È questo un momento nel quale non si deve cedere al pessimismo scaturito dallo sfavorevole risultato regionale ma ragionare lucidamente per elaborare una prospettiva vincente che contraddica l'attuale situazione. Prima di tutto occorre rovesciare una tendenza che è stata caratteristica di alcuni, quella cioè che andando a Roma (alla Camera dei Deputati o al Senato) è molto più facile aiutare Genova e la Liguria. Si aiutano sicuramente i capoluoghi di provincia e la regione se alcuni parlamentari (del centrodestra) sono nella capitale ma anche, e forse più vigorosamente se altri governano le città e la regione (o c’è omogeneità di orientamento politico fra la capitale e la periferia o tutto diventa più difficile). Forse è vero che con la continua fuga da Genova e dalla Liguria di non pochi giovani è subentrata una sorta di mentalità da parte dei politici secondo la quale è opportuno (dal centro) governare il territorio ligure che politicamente è più avaro di soddisfazioni per i politici residenti (comunque da parecchi decenni la preferenza nei confronti del Parlamento si è comunque accentuata ben prima dell'esplosione della depressione economica di parecchie aree della Liguria). Credo che occorra sforzarsi di pensare al contrario. E bene ha fatto il questo senso il leghista Rixi. Dico questo senza colpevolizzare Sandro Biasotti che riuscirà a dare una mano al centrodestra da Roma, essendo palese la sua delusione a causa del risultato regionale. Ha ragione Franco Lentini a far rilevare che il sen. Enrico Musso non ha un feeling con il suo elettorato paragonabile a quello che aveva Sergio Castellaneta. Musso è più intellettuale ed elitario come carattere. Non vi è dubbio che l'occasione Castellaneta è stata a suo tempo persa dal centrodestra e se si volesse (ancora!) ragionare in merito su colpe ed errori (dalle diverse parti) non sarebbe comunque facile decidere su quale gravi maggiormente il peso dell'errore commesso (visto che su quell’elezione la Magistratura - pm Francesco Pinto - ha accertato che quanto a firme false la prima elezione di Pericu fu favorita da significativi brogli che forse hanno inciso di più di qualche frazione di voti venuta a mancare nella conta all'allora Presidente dell'Ordine dei Medici). Restando in merito comunque legittimi dubbi, non è né opportuno né corretto accantonare Musso a meno che egli responsabilmente non decida in tal senso. Ma allora si deve aprire una ricerca e un'indagine minuziosa che vada oltre i confini dello stesso centrodestra, perché quest'ultimo non è riuscito negli ultimi anni a trovare un «cavallo di razza» che sia stato vincente. Occorre dunque rivolgersi alla società civile e individuare un personaggio che sappia porsi oltre le divisioni cittadine e provinciali e muovere l'elettorato a proprio favore (almeno fino al 51% dei voti che saranno scrutinati).

Direi che al momento attuale una simile ricerca non sia facile e non è nemmeno certo che approdi ad una qualche figura «all'onor del mondo» che dia l'assenso alla candidatura, facendosi carico dei relativi oneri ed onori che essa inevitabilmente comporta.

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