Primarie, unica certezza la data Fo all’Unione: «Ci sono anch’io»

Si vota il 29 gennaio. Il Nobel contro i partiti: «Stavolta non bloccheranno la mia candidatura»

Sabrina Cottone

Al momento l’unica cosa su cui tutti sono d’accordo è la data: il 29 gennaio. Ma per il resto nel centrosinistra ognuno immagina le primarie a suo modo. E nel caos si fa largo Dario Fo. Il premio Nobel conferma che la sua volontà di lanciarsi in politica era tutt’altro che una boutade: «Parteciperò. L'ultima volta sono stato bruciato dal fatto che la decisione non era presa dai cittadini, ma dalle segreterie dei partiti. Questa volta decideranno i cittadini e quindi volentieri mi metto in pista».
E forse è anche per questo che i Ds chiedono «aiuto» alla Cdl. Franco Mirabelli, segretario provinciale, lancia l’appello: «Non ci chiudiamo nel recinto dell’Unione. Le primarie saranno aperte anche ai cittadini che hanno votato centrodestra, non si riconoscono nel centrosinistra ma possono fare un pezzo di strada con il centrosinistra». Mirabelli aggiunge che «il programma sarà quello dell’Unione con altre forze». E assicura: «Sarà definito con il contributo decisivo del candidato sindaco».
Sull’ala movimentista si muove anche il consigliere Basilio Rizzo, di Miracolo a Milano: «Sulla data siamo d’accordo, ma adesso dobbiamo definire con quali regole e in quali condizioni. È necessario che sia una gara vera con regole vere. E non è detto che chi entra papa poi esca cardinale...». E non esclude di poter avere un ruolo attivo: «Sarei onorato di candidarmi se mi venisse chiesto dall’area della sinistra radicale». Basilio Rizzo parla anche della raccolta delle firme e propone di escludere dall’obbligo i consiglieri comunali: «È una norma che vale per i parlamentari che si candidano, potrebbe essere riproposta anche per Palazzo Marino. Così come dovrebbero essere esentati dalla raccolta delle firme esponenti proposti da associazioni riconosciute quale ad esempio Italia nostra».
Resta sempre in campo l’ipotesi Penati. Basilio Rizzo è convinto che le primarie servano anche a impedire la discesa in campo di Penati: «Le regole eliminano potenziali furbizie, come una candidatura dell’ultima ora». E lunedì prossimo la direzione ds affronterà anche il caso della candidatura del presidente della Provincia, non esclusa in modo definitivo neanche dal diretto interessato. «Di doman non c’è certezza» si è limitato a dire Penati. E ieri è intervenuto con una nota ufficiale nel dibattito: «Si lavori perché le primarie diventino un grande momento democratico per la conferma popolare di una proposta unitaria del centrosinistra».
In realtà nel centrosinistra c’è persino chi è contrario alle primarie e cioè una parte di Rifondazione che teme si rivelino un boomerang per i candidati dell’area più radicale, tanto che a livello nazionale è stato presentato un appello anti primarie.

Tra i perplessi Giorgio Occhi: «Io insisto a dire che, dopo la vicenda di Veronesi, la cosa migliore sarebbe trovare un candidato unitario, perché non abbiamo dato un grande esempio di unità». Il capogruppo di Rifondazione a Palazzo Marino invita a non fare gare truccate: «I candidati dovranno avere pari dignità, essere tutti alla stessa altezza. I plebisciti non ci interessano».

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