Non sono copie, ma pezzi unici. Sono edizioni digitali realizzate da un sofisticato software che ricrea su uno schermo l'opera d'arte perfetta in ogni dettaglio, nitida da sembrare retroilluminata. A Brera si è ragionato in modo nuovo sul tema delle "Copie, repliche ed edizioni nella storia dell'arte" come recita il titolo del convegno che ha accolto alcune delle più autorevoli voci del panorama culturale italiano (da Salvatore Settis, accademico dei Lincei, a Maria Cristina Terzaghi, già curatrice della grande mostra su Caravaggio a Roma). Gli occhi di tutti erano però puntati sulle magnifiche edizioni digitali de Lo Sposalizio della Vergine di Raffaello Sanzio e de Il Bacio di Francesco Hayez, opere-simbolo della Pinacoteca di Brera, mostrate per l'occasione in questo formato nella Sala Maria Teresa della Braidense. "Credo che la partita del futuro, per i musei italiani, si giocherà anche sulla possibilità di avere queste opere digitali per i prestiti e per mostrare a un pubblico diverso pezzi che, per motivi di conservazione, non si possono movimentare" ci spiega il direttore generale di Brera, Angelo Crespi. Niente NFT, arte digitale, metaverso: qui parliamo di un dischetto solido che se ne sta in una mano e che, inserito in un opportuno dispositivo, crea l'immagine digitale dell'opera: "Nessun inganno: è evidente a qualsiasi persona che si tratta di qualcosa di diverso dell'originale" continua Crespi. Un digitale tuttavia unico, tanto è vero che le opere realizzate da Cinello, azienda specializzata sono indicate secondo la numerazione romana, dalla I alla IX: "Non una scelta casuale", dice Mario Cristiani, presidente di Save The Artistic Heritage, no profit impegnata nella salvaguardia del patrimonio artistico attraverso l'uso responsabile della tecnologia che collabora con Brera in questa operazione. Nella storia e nel mercato dell'arte le copie fino alla nona si considerano infatti uniche: "Queste edizioni digitali numerate, autenticate e certificare mantengono intatto il diritto dell'opera, che resta al museo. I file sono unici e irripetibili" spiega Cristiani. Delle nove edizioni create per ciascuno dei due dipinti, tre resteranno a Brera, gli altri sei saranno invece proposti a donors, cioè collezionisti o filantropi in tutto il modo, per instaurare un legame speciale con il museo di Milano. "Chi vorrà acquistare queste edizioni diventerà simbolicamente custode e difensore del valore dell'opera d'arte" aggiunge Cristiani. Parlare di valore commerciale è fuorviante (ma possiamo dire che il costo-base si aggira sui 200mila euro), quel che conta è altro: "Per la prima volta il digitale è al servizio di un museo spiega Crespi e non solo per la lotta alle falsificazioni. Con i rapporti speciali che si creeremo grazie alla vendita di queste edizioni digitali potremo finanziare anche gli interventi di restauro di cui Brera ha bisogno". La sola Pinacoteca 600mila visite all'anno è dotata di restauri a vista dentro appositi box nelle sale, ma anche di un laboratorio permanente e di un team di conservatori che quotidianamente monitora lo stato di salute delle opere.
Nelle intenzioni del direttore Crespi, c'è l'apertura anche di un laboratorio di diagnostica chimica e fisica dei beni culturali in collaborazione con l'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere che proprio a Brera ha sede: sarebbe una novità assoluta per un museo nazionale. Tra i primi "osservati speciali" ci saranno i dipinti della Pinacoteca e ovviamente il Cenacolo.