Fabrizio Ravoni
da Roma
Trentasette miliardi di euro equivalgono a 64mila miliardi di vecchie lire. Per dirla come gli economisti, 2,5 punti di Pil. Questi 37 miliardi di euro sono le maggiori entrate che il governo ha confessato di aver già incassato nei primi 11 mesi del 2006. E che dovrebbero essere utilizzati - come previsto dal Patto di stabilità europeo - per migliorare i conti di questanno. Sui quali, vale la pena di ricordare, lattuale esecutivo è intervenuto con una manovra correttiva dello 0,1% del Pil a luglio.
A questo punto, sfuggita la confessione, la maggioranza (vuoi per recuperare consensi dopo la manifestazione di sabato o per altro) e lopposizione (in modo strumentale) approvano un emendamento alla manovra che prevede la restituzione delle maggiori entrate nel 2008. Con un particolare. Loperazione è a rischio veto da parte della Commissione europea.
Lannuncio del maggior gettito arriva in modo quasi occasionale: nascosto in una tabella presentata dal viceministro allEconomia Vincenzo Visco alla commissione Bilancio del Senato. Tabella più volte chiesta dallopposizione e sempre tenuta nascosta. Il motivo di tale pudore è evidente. Appena insediato, Padoa-Schioppa e Prodi avevano a più riprese annunciato le condizioni di «crisi della finanza pubblica».
Per dimostrarla, il ministro dellEconomia aveva anche messo in piedi una commissione chiamata a verificare la portata del «buco» ereditato da Berlusconi e Tremonti. Quella verifica (la «due diligence») si concluse prevedendo per questanno un deficit del 4,1-4,6% del Pil, contro una previsione del 3,8%, elaborata dal precedente governo.
Alla luce dei dati forniti da Visco a Palazzo Madama (gettito aggiuntivo di 2,5 punti Pil), il deficit di questanno - prendendo per buona la «due diligence» - sarebbe al 2,1% del Pil. E sempre sotto il 3% sarebbe anche il deficit del 2007. Poi sono arrivate le sentenze Ue sulla indeducibilità dellIva per le auto di servizio (unica criticità dei conti pubblici non prevista dalla commissione sulla «due diligence»), caricata in un solo colpo sui conti di questanno; e, cosa recente, la scelta di scaricare sul debito le emissioni di titoli da parte di Infrastrutture SpA per finanziare gli investimenti delle Fs. Con il risultato di portare il deficit reale del 2006 al 3,2%.
Il pudore mostrato dal governo nella diffusione occasionale dei dati sulle entrate è dovuto a due ragioni. La prima. Il nuovo Patto di stabilità europea impone a ogni Stato di scaricare il maggior gettito (nellanno in cui si verifica) a riduzione del deficit. Una formula che Padoa-Schioppa si sente ripetere ogni volta che va a Bruxelles; e che ama ripetere anche la Bce. A questo punto, quindi, il ministro dellEconomia è «obbligato» a scaricare questi 2,5 punti di Pil a riduzione del deficit di questanno, ottenuti in modo strutturale o no (dei 37 miliardi, solo 8 sono quelli destinati a non ripetersi negli anni futuri). La seconda. Camuffare questo maggior gettito fra le pieghe di bilancio consente a Padoa-Schioppa e Prodi di finanziare maggiori spese, a saldi invariati.
«La sostanza - commenta Mario Baldassarri di An, con un passato di viceministro allEconomia e uno di docente universitario con un PhD ottenuto al Mit di Boston con tre premi Nobel, Modigliani, Solow, Samuelson - è: stiamo discutendo di un bilancio falso». In pratica, il senatore di An stimola il governo a presentare una «Nota di aggiornamento al bilancio», ben sapendo che questa nota, che dovrebbe contenere il maggior gettito, «non verrà mai presentata. Perché se lo facesse dovrebbe annunciare al Paese che, a fronte di una Finanziaria da 40 miliardi, di cui 15 destinati alla correzione e 25 dedicati alla maggior spesa, oggi servirebbero 7 miliardi alla correzione.
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