Giro di vite della Regione Lazio sui pazienti del servizio Rsa. Vale a dire i ricoverati, in genere over 65, nelle Residenze sanitarie assistenziali, le strutture di riabilitazione motoria e per affetti da malattie fortemente invalidanti come il morbo di Alzheimer o di Parkinson. Dal primo luglio dovranno pagarsi il 40-50% della retta giornaliera nelle strutture. «La Regione ormai è arrivata a raschiare il fondo del barile - accusa lUgl sanità -. A spese soprattutto dei cittadini meno abbienti». I pazienti con reddito annuale inferiore ai 25mila euro pagheranno di tasca propria il 40% della retta, quelli sopra i 25mila euro il 50%. La restante quota sarà a carico del Sistema sanitario regionale. La delibera n. 98 del 20 febbraio 2007, che stabiliva le quote, aveva lasciato in sospeso una serie di particolari attuativi ed era rimasta finora inapplicata. Ora dal dipartimento sociale della Direzione regionale tutela della salute è partita la direttiva. I pazienti dovranno pagare la quota sulla retta a partire dal primo luglio. «Con decorrenza immediata - stabilisce la determinazione - per i nuovi ingressi, dopo quella data; con gradualità per i pazienti già ricoverati nelle strutture». La direttiva regionale stabilisce inoltre che il Comune di residenza concorra ai versamenti, ma solo per chi ha un reddito inferiore ai 13mila euro. Gli altri dovranno pagarsi da soli il 40% della retta.
«Altro che piano di rientro, - commenta il neosegretario provinciale Ugl sanità di Roma, Maurizio Sciarpelletti - la sanità nel Lazio è sempre più allo sbando. Il recupero di risorse per sanare il debito introduce correttivi solo a scapito dei cittadini. Il piano dellassessore Augusto Battaglia non funziona. I problemi della Sanità non si risolvono solo con la politica dei tagli, ma applicando una politica di riforme finalizzate a rendere più efficiente e produttivo il sistema, senza scaricare oneri e spese sulla collettività, come fa la delibera n. 98».
A Roma e nel Lazio le strutture Rsa accolgono migliaia di pazienti. Lunghissime le liste di attesa. Le nuove imposizioni colpiranno soprattutto gente anziana e dal reddito tuttaltro che elevato. «Se un assistito supera solo di un euro la quota di 13mila euro, - calcola Maurizio Sciarpelletti - si troverà a pagare di tasca propria, o dei familiari, il 40% di una quota media mensile di 5-600 euro, considerando che la retta di una Rsa parte da un minimo di milleduecento euro mensili.
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