Primo Ramadan al «Ciak» per 200 Si studia la moschea in via Salerio

La preghiera del tramonto nel vecchio istituto-garage, poi lo spostamento in via Procaccini

Per la prima volta, i fedeli musulmani si sono riuniti ieri sera alla Fabbrica del Vapore per la preghiera del Ramadan. Tutto tranquillo in via Procaccini: 200 persone - meno del previsto - afflusso ordinato, vigilanza discreta. L’area che ha ospitato la preghiera (dalle 21.45 alle 23.30) ai margini della Chinatown milanese ha accolto la novità con qualche malumore: più rassegnazione che contrarietà per i cittadini che vivono la convivenza con un’etnia - quella cinese - sempre più preponderante: «Ormai siamo abituati - ha detto qualcuno - basta che non ci sia confusione». «Se vengono a prendere un caffè ci fa solo piacere» diceva il gestore di un bar davanti al Ciak. «Un problema che si sovrappone a un altro problema - commentava il portavoce di “Vivisarpi“, Pier Franco Lionetto -, vorrà dire che diventeremo un quartiere multietnico». Gli ultimi dettagli dell’accordo fra la comunità di viale Jenner e la direzione del Ciak sono stati definiti all’ultimo, con l’intervento di prefettura e Comune, che hanno indotto il direttore Gian Mario Longoni a superare le riserve, legate al canone della tensostruttura. «Il Comune non ha promesso alcun intervento economico», ha assicurato l’assessore Giovanni Terzi. «Abbiamo fatto un sacrificio» ha commentato il manager teatrale, mentre il presidente del centro islamico, Abdel Shaari, ha parlato di «un accordo soddisfacente per tutti». E si è detto convinto di trovare una soluzione «entro la fine del Ramadan».

E infatti in questa settimana si terrà un incontro fa il prefetto e il proprietario del Palasharp, Divier Togni, per studiare la fattibilità della soluzione di cui il Giornale ha parlato a luglio: la realizzazione della moschea «definitiva» nel piazzale dietro al Palasharp, nell’area a cui si accede da via Salerio.

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