Nell'articolo pubblicato il 31 agosto scorso con il titolo «La nuova sfida», Gianni Baget Bozzo si pone alcuni problemi riguardo all'assetto che dovrebbe assumere il partito di Forza Italia in vista delle prossime battaglie, a cominciare già dal nome. Vorrei fare alcune osservazioni in proposito, soltanto per gli aspetti sui quali ho maggiormente riflettuto, in quanto ritengo che siano alla base delle sconfitte subite da Berlusconi.
Se all'inizio Berlusconi ha affermato che scendeva in politica perché non si poteva permettere che l'Italia cadesse nelle mani di governi comunisti ed oggi, dopo dodici anni sia di opposizione che di governo berlusconiano, per la prima volta nella storia italiana tutte le istituzioni di governo, a cominciare dalla Presidenza della Repubblica, sono comuniste, bisognerà pur chiedersene il motivo. Ebbene la politica dell'uguaglianza dei popoli, dell'uguaglianza delle religioni, dell'uguaglianza delle persone, perseguita in forma radicale e assoluta dai capi di tutte le istituzioni d'Europa, ivi inclusa la Chiesa, non può alla fine non identificarsi con il comunismo. Tanto più che il comunismo italiano, contrariamente ai dettati sovietici, non ha mai osteggiato le religioni in quanto tali e tanto meno il cattolicesimo, ma soltanto alcune posizioni della Chiesa ufficiale nei riguardi della politica sociale italiana.
Dunque, è inutile farsi illusioni: il lavoro che aspetta Forza Italia è enorme e riguarda grandi e difficilissimi problemi culturali perché paradossalmente la politica comunista coincide con quella della globalizzazione, dell'ugualitarismo, dell'unificazione paritaria perseguita dalla democrazia americana-euro-occidentale. È per questo che sono stati scelti fin dal principio Prodi e la sinistra: si doveva realizzare la prima, grande operazione ugualitaria dei popoli d'Europa. La moneta unica. È questa la parola chiave: «unica». E «unico» è l'aggettivo prediletto dal comunismo. Una sola identità, un solo territorio, un solo governo e così via.
Bisogna inventare un termine nuovo, molto più forte di «liberale», ormai logoro, per definire una politica di salvaguardia della nostra civiltà, della nostra indipendenza, della nostra libertà di pensiero. Io mi permetto perfino di suggerire che tanto vale proseguire con il nome di «Forza Italia» dato che mai come adesso si tratta davvero di concentrarsi a salvare l'Italia, e salvarla significa vincere contro tutto e tutti. Può darsi che all'inizio ci si riferisse al calcio come religione, ma, lo si è visto con l'entusiasmo per i Mondiali: è l'Italia la religione che ha vinto, attraverso il calcio, non il calcio.
Vincere contro l'islamizzazione, non bendandosi gli occhi di fronte alla verità: l'islamizzazione è voluta, è perseguita, e non subìta per compassione verso i poveri. Qui subentra la questione Chiesa. Giustamente Baget Bozzo si riferisce al cristianesimo come civiltà, non come Chiesa. Io credo che si possa andare anche più in là ed affermare che finalmente si può scindere l'opera di Gesù dalla storia della Chiesa e che noi, gli italiani, siamo in questo i più adatti proprio perché, avendo subìto per tanti secoli il potere politico e statale pontificio, abbiamo sempre avuto presente questa distinzione.
Gesù ha condannato con tutti i suoi gesti lo spirito e i costumi rituali dell'Antico Testamento. Ha messo alla pari le donne, eliminando qualsiasi concetto di impurità. Ha eliminato il sacrificio degli animali, ha eliminato la primitività dell'offerta del prepuzio, ha eliminato i rituali affermando che per pregare bisogna entrare nel proprio cuore, ha eliminato la lapidazione dell'adultera...
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