Era l'ultima frontiera della privacy, l'ultimo muro tecnologico ancora sopravvissuto agli assalti del grande business delle intercettazioni. Ora crolla anche il Voip, il sistema di trasmissione della voce via internet reso famoso nel mondo da Skype. Le chiacchierate tramite Skype finora avevano due cospicui vantaggi. Uno di essere a costo zero o quasi. Il secondo, quello di essere sostanzialmente non intercettabili. Questa caratteristica aveva reso Skype il sistema di dialogo preferito da chiunque dovesse, per motivi più o meno leciti, tutelare come un bene assoluto la segretezza delle proprie comunicazioni. Ma ora la festa è finita. Significativo è che anche quest'ultima picconata al muro della privacy venga dalla Germania: il Paese dove i servizi segreti comprando i tabulati di un impiegato infedele hanno messo le mani sui conti esteri di decine di migliaia di privati cittadini. E dove adesso è la potente polizia bavarese a sfondare il muro di Skype.
Tutto doveva accadere, ovviamente, in gran segreto. A raccontare la svolta è invece Wikileaks, il sito che riceve e rilancia in tutto il web documenti riservati di ogni provenienza. E che nei giorni scorsi ha messo in rete il carteggio tra la polizia di Monaco e DigiTask, la società di software tedesca che ha elaborato il sistema per sgretolare il muro di Skype.
La principale difficoltà nell’intercettare Skype era sinora costituita dall’algoritmo di criptazione utilizzato dal programma per trasformare in impulsi elettronici le voci da intercettare. Contro questo muro, per fare un esempio recente, si erano imbattuti in Italia i carabinieri del Ros nell’estate del 2006, indagando sul sequestro del finanziere Gianmario Roveraro. L’esperto informatico della banda dei rapitori, Emilio Toscani, poi condannato all’ergastolo, aveva allestito per le comunicazioni interne al gruppo una serie di utenze Skype. I carabinieri erano riusciti a convincere E-Bay, proprietaria di Skype, a fornire - con una triangolazione dall’Australia - i numeri telefonici legati alle utenze. Ciò nonostante il contenuto delle conversazioni era rimasto irraggiungibile. Ma la caccia alla parola magica per «forzare» Skype è continuata.
Il documento pubblicato ora da Wikileaks porta la data 4 settembre 2007, ma dalla sua lettura si intuisce che sistemi analoghi fossero a quella data già impiegati dalla polizia bavarese. Il servizio offerto da Digitask consente di intercettare sia i dialoghi via Skype sia quelli via Ssl, un altro sistema di criptazione molto diffuso, ed è basato su quello che in gergo viene chiamato un trojan, un cavallo di Troia: un intruso che si inserisce con un trucco nel computer da cui partono le conversazioni via Skype, sia vocali sia scritte (le cosiddette chat). Il trojan può essere inviato sia con una e-mail sia inserito fisicamente, con una incursione notturna nei locali dove è custodito il computer. Le conversazioni vengono deviate verso un proxy, una specie di diaframma che viene collocato tra il computer da intercettare e il server su cui si appoggia.
Il «pacchetto» completo - in grado di intercettare sia Skype sia Ssl - viene offerto dalla Digitask alle forze dell’ordine tedesche alla rispettabile cifra di 20mila euro per ogni computer da intercettare. Da notare che, con un piccolo aumento, viene offerta alle forze di polizia la possibilità di occultare l’identità dell’ufficio da cui è partita l’intercettazione.
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