Privatizzati, «ma sempre socialisti»

Più negozi ai privati, ma il socialismo resta. Così è stato deciso dal Parlamento cubano. L’isola continuerà ad affidare in gestione piccoli negozi ai loro dipendenti, andando dunque oltre le botteghe di barbiere già in parte «privatizzate», ma senza puntare a una vera economia di mercato. Inoltre è stato approvato un aumento del numero dei liberi professionisti e una riduzione dei lavoratori statali.
Gli annunci sono arrivati ieri durante la prima sessione parlamentare del 2010 (la seconda, e ultima dell’anno, è a dicembre) tenutasi alla presenza del presidente Raul Castro, 79 anni, ma senza la partecipazione di suo fratello e «lider maximo» della rivoluzione cubana, Fidel.
Il governo dell’isola comunista aveva deciso, agli inizi di quest’anno, senza fare alcun annuncio ufficiale, di consegnare in gestione le botteghe di barbiere ai loro dipendenti e alcuni taxi dell’Avana ai tassisti. Riconoscendo i «buoni risultati» degli esperimenti, il governo ha deciso di «ampliare la consegna ad altri piccoli negozi. Lo Stato deve togliersi una serie di attività», ha dichiarato ai giornalisti il ministro dell’Economia, Marino Murillo.
Lo Stato cubano controlla il 90% dell’economia dopo che, nel 1959, con il trionfo di Fidel Castro e la cacciata del dittatore Fulgencio Batista, la proprietà privata è stata abolita. Ma con queste piccole aperture «non si può parlare di riforme. Stiamo valutando un aggiornamento del modello economico cubano retto dalle categorie economiche del socialismo e non del mercato. Rimarrà la pianificazione centralizzata. La proprietà non sarà consegnata» ai dipendenti, ha sottolineato il ministro. E il governo, ha aggiunto, non ha «fretta nell’applicazione dell’aggiornamento del modello socialista». La sessione connotata da questo annuncio si è aperta con la poltrona di Fidel Castro, 83 anni, vuota come avviene da quando ha ceduto il potere per motivi di salute quattro anni fa. Fidel, il quale ha fatto otto apparizioni pubbliche il mese scorso, resta primo segretario del Partito comunista cubano (Pcc) e deputato del parlamento.
Nell’annunciare l’aumento del numero dei liberi professionisti, Raul Castro in Parlamento ha definito queste decisioni un «cambio strutturale» per rendere il sistema socialista «sostenibile» nel futuro. «Saranno eliminati alcuni divieti attuali e saranno concesse nuove licenze e la commercializzazione di alcune produzioni con una flessibilizzazione della forza di lavoro», ha affermato Raul Castro. È stato anche approvato, ha riferito il presidente cubano, un «regime tributario che risponda al nuovo scenario economico».


Un anno dopo essere arrivato alla presidenza, Raul Castro ha promesso nel 2007 «cambi strutturali» e l’opposizione ha chiesto da allora l’attuazione di questi cambiamenti nonostante l’isola socialista continui a sentirsi assediata dagli Stati Uniti: tra Cuba e gli Stati Uniti «nulla è cambiato», ha detto il presidente Castro in Parlamento sottolineando che sebbene ci sia «meno retorica» e si tengano «occasionali colloqui bilaterali su argomenti specifici e limitati, il blocco continua ad applicarsi».

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