«Bellissimo. Bossi? Noi eravamo emozionatissimi, ma era emozionato anche lui. Certo ritrovarsi davanti a tanti militanti dopo un anno, lì per lì non devessere stato facile nemmeno per lui». Diego Sanavio, commercialista, new entry nella giunta di Palazzo Marino (si occuperà di Demanio, Partecipate e Identità), è di ritorno da Pontida.
Assessore Sanavio, pronto per il nuovo incarico?
«Per la verità la mia nomina non lho ancora vista. Ma mi hanno detto che cè. Nuovo ambiente, mi ci vorrà qualche giorno per capire».
Capire cosa?
«Le persone, i programmi già avviati, le priorità. Colloqui con dirigenti, funzionari, impiegati. Poi si parte».
Volevate la sicurezza, vi hanno dato altro.
«Per noi sono deleghe importanti. Anche se il centrosinistra ha già cominciato ad avanzare dubbi su quella allIdentità».
Forse serve qualche spiegazione.
«Un assessorato politico, vorrei dire etico. Fondamentale per noi».
A cosa servirà?
«Cercar di restituire a Milano i suoi principi, le tradizioni, la milanesità. Ovviamente adattando il tutto al giorno doggi, non siamo nel 1600».
Il solito leghista?
«Mica voglio le targhe in milanese. Il dialetto è un modo di esprimersi. Recitazione e scuole di teatro dialettali le recuperano in tutto il mondo, solo noi le facciamo scomparire».
Serviva proprio un assessore?
«Bisogna far conoscere la Milano dellindustria, della produzione, della grafica, del design, dellarte. Non solo la città della nebbia, del traffico, dello smog, dei clandestini. Diamo un segnale positivo, non ci sono solo i problemi».
Metterà mano a eventi tipo le Cinque giornate o SantAmbrogio?
«Potrebbero essere occasioni per creare manifestazioni legate alla tradizione, alla storia di Milano. Da trasmettere ai milanesi, ma anche allesterno».
Poi ci sono le aziende partecipate dal Comune. Lì cominciano i problemi.
«Cè da capire se la delega alle Partecipate significa privatizzazione e dunque cessione ai privati o verifica di quello che succede allinterno delle aziende, dare indirizzi strategici».
Par di capire che Sanavio preferisce il controllo alla vendita.
«Per carità. Non cominciamo, vedo già i titoli La Lega non vuole privatizzare».
Non sarebbe una novità.
«Il Bilancio non è della Lega, non credo che il professor Talamona voglia cedere le sue competenze».
Lei di conti ne capisce.
«Faccio il revisore dei conti, controllo contabile. Diciamo che le operazioni di verifica mi sono congeniali».
Dovrà pur dare un parere su Sea, cartolarizzazioni.
«Mi sembra che si sia già deciso di vendere. Le delibere ci sono già, non si torna indietro».
Sarà contento Albertini.
«Ci sono accordi nella Cdl a cui la Lega aderisce».
Poi cè il Demanio.
«Sarà diverso da quello di Pagliarini.
Con il suo arrivo la Cdl si ricompatta.
«Basta che non insistano troppo sul partito unico. A Pontida Bossi è stato chiaro».
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