Il processo barzelletta che paga il contribuente

No. Vergognarsi non si vergognano. E sono accompagnati da un coro compiacente di giornalisti bigotti che ribaltano la realtà in nome di una morale frettolosamente riabilitata. Si sono convinti della gravità di crimini smentiti dalle presunte vittime che sembrano averli delusi. Ma come: nessuno si costituisce parte civile?! Ruby, come io dico da sempre, non ammette di essere una puttana? Che delusione! E che faccia tosta! E adesso cosa faremo. Paolo Colonnello della Stampa, delusissimo, ammette: «D’altronde la giovane è in buona compagnia. Perché nessuno, dal ministero dell’Interno ai funzionari della questura, ha ritenuto di essere stato danneggiato dal comportamento del premier valutato invece dalla Procura come una “concussione” ai loro danni. Dunque telefonare ripetutamente a mezzanotte alla polizia per far liberare un’amica accusata di furto, facendo credere che si tratta della parente di un importante uomo di Stato straniero, non sarà la prassi ma evidentemente può capitare e non infastidisce più di tanto gli uomini in divisa. Provare per credere». Colonnello non vuole neanche pensare che quella ipotesi di reato sia una pura idiozia e che chiunque abbia chiesto una gentilezza, come spesso fanno proprio i giornalisti, o abbia cercato di farsi cancellare una multa, non ha fatto concussione, ma ha ottenuto un favore proporzionato alla sua influenza o al suo potere. E che per qualunque commissario di questura il presidente del Consiglio è il presidente del Consiglio, e in quanto capo del governo può pensare di essere ascoltato senza fare pressioni. Anche se lo chiede con gentilezza non può uscire dalle sue funzioni nella percezione di chi lo ascolta. Altra questione è che la richiesta sia lecita. Ma, dalla reazione delle mancate «parti lese», pare di sì. Ma la presunzione di colpevolezza è diffusa e inevitabile. E Michele Brambilla, sempre sulla Stampa, allora deve chiosare: «...Cristiano Ronaldo, il quale secondo i giornali starebbe per passare al Milan, forse perché se un testimone a discarico è anche dipendente dell’imputato non guasta». Insomma, l’imputato, certamente colpevole, cerca sempre di cavarsela da una giusta e nobile inchiesta perché, come scrive Beppe Severgnini sul Corriere della Sera «è Berlusconi contro i magistrati»; non si osi neanche pensare che siano i magistrati contro Berlusconi. Anzi: «Entra Ilda Boccassini, rappresentante dell’accusa, occhiali scuri e orecchini di corallo: diva anche lei suo malgrado». Berlusconi Silvio, il cattivo, è assente, anzi contumace.
Per un’inchiesta come questa il vecchio gip Italo Ghitti avrebbe parlato di «corruzione di immagine». Il giudice eroe contro il potente mascalzone. A fortificare questa letteratura contro il vero i soliti giornalisti e anche il povero Merlo di Repubblica, anima bella che ritiene più gravi le barzellette rubate di Berlusconi (ben oltre la decenza) delle spese inutili e folli per un’inchiesta inutile e folle. Intercettazioni, centinaia di migliaia di pagine trascritte per reati che non vedono coscienti e consapevoli parti lese. Soldi buttati, palese violazione della Costituzione, ridicola mobilitazione della stampa internazionale, sputtanamento dell’Italia come effetto del voyeurismo giudiziario che esibisce la privacy di persone che non hanno commesso alcun reato, e trasforma donne libere e allegre in puttane. Tutto questo a Merlo piace ma non gli piacciono le barzellette del premier. Eppure le barzellette sono a costo zero per i contribuenti e le donne sono a spese del premier con i soldi suoi. Quelli dell’inchiesta, con uno spreco che arriva anche a imbellettare l’aula giudiziaria, io li darei a extracomunitari e a disoccupati. Ma Merlo si agita, si indigna, non vede il ridicolo dei magistrati ma solo quello di Berlusconi. E anche mi mette in mezzo, non so perché; e siccome non considero «eversivi i drammatici e goffi numeri da caserma di un premier che intanto si sta battendo contro “i magistrati golpisti” che lo processano», secondo lui godo «nell’umiliare la specificità della mia stessa cultura». Sarà. Io credo invece che egli si aspetti, anzi forse si auguri, da stitico masochista che io gli chieda conto della grottesca e costosa parata dei magistrati che inventano reati, violano la Costituzione e fanno le vittime. Con l’approvazione e la benevolenza di giornalisti e osservatori colpevolisti per ragioni estetiche, per raffinata sensibilità.

Anime belle che approvano, approvano, approvano un’indagine insensata e diffamatoria ben più grave di una barzelletta. Per consenso, per compiacimento servile, per identificazione, direbbe Merlo. Io, invece, se fossi in Bruti Liberati mi vergognerei.

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