Roma - Il processo breve rimane nell’agenda della maggioranza di governo, che si sta attrezzando per una campagna di informazione, anche a livello europeo, sui difetti della giustizia italiana e la necessità di riformarla. Il capogruppo alla Camera del Pdl, Fabrizio Cicchitto, ha riproposto lo slogan che aveva accompagnato l’approvazione del disegno di legge da parte del Senato a gennaio: questo non è un provvedimento che taglia i processi, ma vuole rendere ragionevoli e certi i tempi della giustizia. Ma il deputato di Futuro e libertà Fabio Granata fa sapere che "sul processo breve non accetteremo mai una norma retroattiva che sarebbe un’amnistia mascherata che cancellerebbe migliaia e migliaia di procedimenti in corso".
Il governo insiste sul processo breve Il ddl prevede l’estinzione dei processi penali e contabili troppo lunghi, anche quelli già in corso, con il proscioglimento degli imputati. "Talvolta le parole tradiscono il senso della realtà. I tempi non sono brevi, ma più che ragionevoli. Coloro che demonizzano il processo breve operano una chiara strumentalizzazione politica", ha detto Cicchitto in una nota. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha portato ieri ad un vertice con il premier Silvio Berlusconi e i suoi consiglieri giuridici la bozza di una lettera indirizzata ai partner della Ue, in cui si ricostruisce un quadro della giustizia italiana e si sottolineano le storture del sistema, soprattutto nel confronto con gli altri paesi europei, come ha detto a Reuters una fonte governativa. "Nella bozza, ad esempio, si evidenzia come i pubblici ministeri siano chiamati in Italia giudici al pari dei magistrati incaricati di emettere la sentenza e che la decantata parità tra accusa e difesa, venduta come uno dei traguardi del nuovo processo penale italiano, non sia mai stata realizzata", ha detto la fonte. "La lettera è sul tavolo di Berlusconi, ma la decisione politica di inviarla alle cancellerie europee deve ancora essere presa", ha aggiunto.
Le mosse della maggioranza Sul ddl il ministro della Difesa e coordinatore del Pdl, Ignazio La Russa, ha le idee chiare: "pensiamo di votarlo come è uscito dal Senato. Certo -poi la maggioranza o il ministro della Giustizia possono decidere diversamente, ma quel che è sicuro è che non ci facciamo imporre nulla da nessuno". Nel frattempo i consiglieri del premier stanno ancora studiando le modifiche alla norma transitoria della legge, quella che prevede l’estinzione dei processi in corso. Il problema è di restringere la tagliola ai processi, in modo da farvi rientrare il colpo di spugna a quelli del premier ma non al 40% dei procedimenti aperti, come ha stimato il Csm nel caso in cui passasse la legge nella versione attuale.
Granata: "No alle amnistie" "Non siamo molto preoccupati della riunione dei probiviri perchè non riteniamo possibile che un grande partito possa mettere sotto processo qualcuno perchè ha espresso delle opinioni. - spiega il deputato finiano - la questione vera è legata innanzitutto alla espulsione sostanziale di Gianfranco Fini dal partito che ha cofondato, quella è una questione dirimente, e poi c’è la nostra questione". "I nodi politici sono molto più complessi del deferimento di Granata, Bocchino e Briguglio - continua Granata - però se ci fosse il rinvio e se ci fosse una valutazione negativa su ciò che si è posto in essere contro Gianfranco Fini potrebbe essere un primo segnale.
Ciò che conta - prosegue il finiano - è capire che non sarebbe un segnale di compromesso al ribasso, non è che per questo noi cambiamo idea sulla norma transitoria del processo breve, ad esempio. Se qualcuno ritiene che con una sorta di spada di Damocle dei provvedimenti disciplinari possa condizionare la nostra azione politica si illude".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.