Processo Dell’Utri, frana la tesi del pentito

da Palermo

Francesco Di Carlo un tempo era un mafioso, ora si è pentito e collabora con la giustizia. È lui l’uomo che ha messo in croce Marcello Dell’Utri, i suoi ricordi, le sue testimonianze, sono tra i punti cardine che accusano il senatore di concorso esterno in associazione mafiosa. Dell’Utri, come si sa, è stato condannato in primo grado a nove anni di detenzione. Ora, in appello, e sempre a Palermo, c’è qualcosa che non torna. La difesa ha delle carte e su quelle carte c’è scritto che i ricordi del pentito non sarebbero poi così nitidi. Ecco cosa hanno detto ieri i legali di Dell’Utri in aula: «Siamo in possesso degli atti che dimostrano che l’incontro del ’74 a Milano tra Berlusconi e Dell’Utri con i boss mafiosi Bontade e Teresi, di cui parla il pentito Di Carlo, non è mai avvenuto». Le prove, secondo la difesa, si trovano nei faldoni della giustizia italiana: «Nel maggio del ’74 Bontade e Teresi erano a Palermo per partecipare a un processo in cui erano imputati».
Gli avvocati hanno chiesto al presidente della Seconda Corte d’Appello, Claudio Dall’Acqua, di acquisire tutte le prove documentali raccolte durante le investigazioni difensive, tra cui verbali di udienze di processi degli anni Settanta e decreti di misure di prevenzione. Una richiesta che è stata accolta dopo l’assenso del pg Antonino Gatto.
La storia. Sulla credibilità di Francesco Di Carlo i giudici di primo grado hanno costruito la loro sentenza. La storia, per loro, reggeva. Teresi, Bontade e lo stesso Di Carlo incontrano Dell’Utri e Berlusconi nella sede della Edilnord, a Milano. Il periodo di tempo è ambiguo. Il pentito ricorda che il meeting sarebbe avvenuto tra il 16 e il 29 maggio del 1974. Obiettivo: «assicurare a Berlusconi la protezione dei suoi familiari da eventuali sequestri di persona». Tutto vero? La tesi della difesa è un’altra. «Abbiamo acquisito una serie di elementi - ha detto l’avvocato Antonino Mormino nel suo intervento - grazie alle investigazioni difensive, svolte non senza difficoltà, sullo stato di libertà e autonomia di movimento di Bontade e Teresi nel periodo compreso tra il 16 e il 29 maggio del ’74». Viene così fuori che i due boss, in quei giorni, «come risulta sia dai verbali di udienza che dagli atti della Questura», erano a Palermo per seguire il processo di mafia denominato dei «114», in cui figuravano come imputati.
«Stefano Bontade - ha spiegato Mormino - era stato scarcerato il 16 maggio del ’73 ed era stato stabilito il soggiorno obbligato a Cannara, a Perugia. L’11 febbraio giunse a Palermo per presenziare alle udienze del processo. Qui, con Mimmo Teresi, al soggiorno obbligato a Foligno, sempre in Umbria, si è dovuto sottoporre agli obblighi previsti dalla legge.

Quindi, i due dovevano tornare la sera a casa e non potevano lasciare le loro abitazioni prima delle sette del mattino. Ritengo che sia davvero impossibile che in quei giorni si sarebbero potuti recare a Milano per partecipare a un incontro con Berlusconi e Dell’Utri. Questa è una prova decisiva».

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