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Processo-lumaca dura 40 anni: il querelante muore prima, novantacinquenne

Dopo una lunga malattia, si è spenta G. I, quasi 95 anni. L'anziana di Tivoli non ha avuto la possibilità di vedere la fine di una causa civile intrapresa contro i parenti per una consistente eredità materna. Una causa iniziata quando aveva appena 50 anni, negli anni '70

Avrebbe compiuto tra poco 95 anni G. I., di San Gregorio da Sassola alle porte di Tivoli, ma si è spenta per una lunga ed invalidante malattia: si è spenta senza avere la possibilità di vedere la fine di una lunga causa civile intrapresa contro i parenti per una consistente eredità materna. Una causa intrapresa quando aveva appena 50 anni, negli anni '70: dopo decenni passati tra carte bollate, udienze rinviate, giudici sostituiti, avvocati cambiati o deceduti, codici e leggi che si susseguono, diversi anni fa, l'anziana donna, stufa di attendere, aveva deciso di fare causa allo Stato italiano invocando l'applicazione dell'articolo 6 della convenzione europea dei diritti dell'uomo che «punisce» pecuniariamente lo Stato per l'eccessiva durata di un processo.
Esemplare e veloce la decisione della Corte di Appello di Perugia, che accogliendo il ricorso della donna, aveva condannato il ministero della Giustizia a pagare alla donna 8mila euro oltre agli interessi legali: era il 10 aprile del 2006. Il ministero della Giustizia avrebbe dovuto immediatamente onorare il debito nei confronti della vecchietta, pronta a godersi «da viva» la meritata vittoria, ma purtroppo così non è stato e a poco sono serviti i numerosi atti di precetto contro l'amministrazione, che si è vista pure pignorare le fotocopiatrici.

Ora saranno gli eredi a chiedere giustizia.

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