Gian Micalessin
Si ricomincia, ma le «grane» non sono mai finite. Una, micidiale, è stata scoperta in extremis alla vigilia del ritorno in aula di Saddam Hussein, dei suoi sette coimputati e dei cinque giudici della corte. Secondo Mwaffal al Rubaie, consigliere per la sicurezza nazionale iracheno, un gruppo di militanti sunniti, membri delle «Brigate della Rivoluzione del 1920», era pronto a colpire con missili ledificio del processo. Al Rubaie non ha parlato di arresti riferendo che il colpo è stato sventato dai servizi di sicurezza iracheni. Non è chiaro, insomma, se lattentato dovesse avvenire prima della riapertura del processo per ritardarne la ripresa o se invece puntasse a colpire laula durante il dibattimento con il rischio di ferire Saddam Hussein,i coimputati, e il collegio di difesa. Vista lorigine sunnita dei mandanti, la seconda ipotesi appare, però, poco probabile.
Dalla prima sessione, apertasi il 18 ottobre, fino alla terza sessione, programmata per oggi, sono già stati rapiti e uccisi due avvocati del collegio di difesa. La grande novità di questa terza puntata sarà la consulenza esterna fornita a Saddam dallex ministro della Giustizia Usa Ramsey Clark. Nella tarda serata di ieri Clark, arrivato a Bagdad da Amman, ha incontrato Saddam e ha cercato di disegnare una strategia difensiva assieme allavvocato giordano Issam Ghazawi e allex ministro della Giustizia del Qatar, Najib al Nuemi.
Il terzetto di prestigiosi consulenti è stato messo insieme da Khalil Dulaimi, lavvocato iracheno a cui Saddam ha concesso piena fiducia. «Stavolta avremo loccasione di parlare, la volta scorsa ha detto Clark prima dincontrare Saddam - abbiamo avuto a disposizione un incontro molto breve e labbiamo dedicato in gran parte a socializzare, Saddam non vede anima viva e non aveva voglia di affrontare questioni impegnative».
La solidarietà legale di Clark è poco condivisa da curdi e sciiti, vittime delle spietate repressioni del dittatore. Il primo processo riguarda proprio luccisione di 148 sciiti massacrati nel 1982 dopo un fallito attentato al dittatore nella città di Dujail.
Fosse per curdi e sciiti il processo di sarebbe già concluso con la condanna a morte e lesecuzione di Saddam. La sospensione della prima sessione per permettere alla difesa di studiare gli atti e il rinvio ad oggi di quella successiva per sostituire i legali assassinati suscitano rabbia e sospetti. I più diffidenti denunciano un piano per rinviare sine die la condanna.
Stavolta il presidente curdo e la corte sperano di restare in aula per almeno quattro giorni di fila ascoltando i testimoni del massacro e sette sottoposti di Saddam. Molti dei teste potrebbero però non presentarsi, comparire mascherati o deporre nascosti dietro un paravento. Il 9 dicembre tutto dovrà venir riaggiornato a data da destinarsi per evitare interferenze con le elezioni parlamentari del 15 dicembre.
Lex premier Ayad Allawi è intanto sfuggito a un tentativo di linciaggio durante una visita ad una moschea sciita di Najaf. Una sessantina di sostenitori del ribelle sciita Moqtada Sadr armati di bastoni e spade lha attaccato bersagliandolo a colpi di sassi e sparando almeno sette colpi di pistola.
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