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Processo San Suu Kyi: aperto ai giornalisti

La giunta militare birmana ha aperto a diplomatici e giornalisti le porte del carcere dove è in corso il processo alla leader dell’opposizione

Processo San Suu Kyi:  
aperto ai giornalisti

Rangoon - La giunta militare birmana ha aperto oggi a diplomatici e giornalisti (10 reporter, 5 stranieri e 5 birmani) le porte del carcere dove è in corso il processo alla leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi, nel tentativo di placare le proteste internazionali per il nuovo arresto del Premio Nobel per la Pace. Alle ambasciate è stato detto che potevano inviare un diplomatico al tribunale all’interno della famigerata Prigione Centrale di Insein a Rangoon, dove Aung San Suu Kyi, già agli arresti domiciliari, rischia cinque anni di reclusione per violazione delle regole degli arresti domiciliari.

Il premio Nobel ai diplomatici: grazie per il sostegno "Vi ringrazio molto per essere venuti qui e per il vostro sostegno" È stato con queste parole che Aung San Suu Kyi ha accolto i diplomatici che sono stati autorizzati dalla giunta militare ad assistere all’udienza dell’ennesimo processo intentato contro la dissidente birmana premio Nobel per la pace. Le ha riportate un giornalista della Afp, presente con un pool di giornalisti nell’aula allestita nella prigione della capitale in cui, in un edificio separato dal blocco principale, San Suu Kyi è nuovamente detenuta da giovedì scorso.

Tra la decina di diplomatici che sono stati ammessi in aula c’è anche l’ambasciatore italiano Giuseppe Cinti, al quale lunedì scorso - in occasione della prima udienza - era stato invece negato l’accesso con la pretesa che il processo si dovesse tenere a porte chiuse. "Non vi posso incontrare uno ad uno, ma spero di potervi incontrare tutti in giorni migliori" ha aggiunto l’icona del dissenso mondiale, che ha passato agli arresti - domiciliari e non - 13 anni degli ultimi 20 anni.

Il processo attuale è scattato a pochi giorni dalla scadenza dell’ultimo mandato di arresto, a causa dell’intrusione nella casa della donna da parte dell’americano John Yettaw, un ex veterano del Vietnam che per raggiungerla ha attraversato a nuoto un lago nonostante le misure di sicurezza cui San Suu Kyi è sottoposta da anni.

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