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Processo sospeso agli stupratori, ma alla vittima nessuno ha mai pensato

Lasciata sola la ragazza stuprata da un gruppo di adolescenti a Montalto di Castro nell'estate del 2007. Lo sfogo del suo legale: «Nessuno le mai chiesto di cosa avesse bisogno, nessuno le mai proposto un lavoro»

Ai suoi violentatori hanno pensato tutti: il Comune di Montalto di Castro che si offrì tra le polemiche di aiutarli a pagare le spese legali, gli assistenti sociali che hanno invocato per loro la sospensione del processo con la «messa in prova» per 24 mesi, il giudice del Tribunale dei minorenni che ha concesso il beneficio agli otto adolescenti che la stuprarono in gruppo al termine di una festa di compleanno nell'estate del 2007. Ma a lei, all'epoca dei fatti studentessa appena quindicenne di Tarquinia, non ha mai provveduto nessuno. Dimenticata da tutti, come se fosse facile ricominciare a vivere dopo aver subito una violenza del genere. E a quell'età. «Nessuno ha mai pensato al reinserimento di Anna (il nome è di fantasia, ndr) - denuncia l'avvocato della ragazza, Piermaria Sciullo - Accanto a lei non c'è mai stata alcuna istituzione pubblica. Nessuno le ha chiesto di cosa avesse bisogno, nessuno le ha mai proposto un lavoro, nemmeno stagionale, nonostante abbia dovuto lasciare la scuola». Da allora, infatti, Anna, nonostante prima dello stupro fosse una studentessa modello, non è più riuscita a tornare a scuola. Ha anche provato ad iscriversi in un istituto di Roma, ma non è stata in grado di inserirsi. «Da allora - continua il difensore - ha anche provato a cercare un lavoro, ma nessuno glielo ha offerto». Tutti gli accorgimenti e le garanzie sono state riservate ai suoi violentatori. Se nei prossimi due anni, nei quali gli otto giovani saranno sottoposti dai servizi sociali ad un programma di osservazione, riusciranno a dimostrare di essersi pentiti e a chiedere scusa sinceramente alla vittima e alla sua famiglia, il Tribunale dei minori potrà dichiarare estinto il reato. Anna, dunque, potrebbe non avere neppure la consolazione di assistere alla loro condanna. «La legge - spiega l'avvocato Sciullo - prevede che i suoi stupratori, perché minorenni, vadano aiutati a reinserirsi in società, ma intanto la loro vittima è stata completamente abbandonata a se stessa. Non ce l'ha fatta nemmeno ad essere presente in aula il giorno dell'udienza. E non ha ricevuto nessuna solidarietà dalle istituzioni locali, nè da chi le aveva assicurato la propria disponibilità ad aiutarla». Nessuna traccia di assistenti sociali, psicologi e di altre figure di supporto che pure in questa fase potrebbero essere molto utili alla giovane, denuncia il legale. Ora non le rimane altro che confidare nella causa civile per il risarcimento del danno.

«È auspicabile - dice l'avvocato - che la sua famiglia riceva aiuti concreti che finora non ha mai avuto».

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