La Procura ai giudici del Riesame: «Arresto anche per i sette anestesisti»

Quando decise per il nuovo arresto di Pier Paolo Brega Massone e di altri due medici della sue équipe, il giudice Micaela Curami spese parole molto dure per qualificare le responsabilità degli anestesisti della clinica Santa Rita. Perché - si leggeva nell’ordinanza emessa meno di due settimane fa - «un medico che si trovi nella condizione di accorgersi che un membro della sua équipe tenga un comportamento che possa compromettere l’esito finale della procedura terapeutica ha l’obbligo di segnalare il fatto». E tuttavia, il gip aveva respinto la richiesta della Procura. Niente custodia cautelare per sette anestesisti. Ma i pm Grazia Pradella e Tiziana Siciliano insistono. Presentando al tribunale del Riesame un ricorso contro la decisione del giudice, e chiedendo il carcere per tre medici della casa di cura e i domiciliari per altri quattro colleghi. Secondo la Procura, anch’essi colpevoli per le operazioni eseguite al solo scopo di ottenere rimborsi. Da un ricorso a un altro. Brega Massone, infatti, ha presentato istanza di scarcerazione in Cassazione. Cosa che faranno anche i legali di Marco Pansera e Pietro Fabio Presicci.
Ieri, in una nuova udienza del processo, è proseguito l’esame dei testimoni. La signora Evelina, 68 anni, ha raccontato la sua via crucis. «Stavo bene prima di quell’operazione ai polmoni, al massimo avevo qualche raffreddore: adesso appena faccio pochi passi mi manca il respiro». «Nel 2001 - ricorda la donna - fui operata per dei calcoli al fegato al San Raffaele. I medici di quell’ospedale dissero che avevano visto dalle lastre una macchiolina ai polmoni, ma non era nulla di preoccupante.

Nel gennaio del 2006 durante gli esami preparatori per un intervento a un ginocchio alla Santa Rita, Brega Massone mi comunicò di avere scoperto un nodulo al polmone che era da togliere subito perché poteva essere un tumore. Gli mostrai gli esami del San Raffaele, ma lui disse che si trattava di una cosa diversa e, siccome mi vide molto scossa, decise di operarmi subito “per farmi un favore”».

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