La Procura mette sotto inchiesta tutta Unipol

La Procura mette sotto inchiesta tutta Unipol

Enrico Lagattolla

da Milano

Dopo la punta, l’iceberg intero. Prima, a finire nel mirino della Procura di Milano è stato Giovanni Consorte, l’ormai ex presidente di Unipol, accusato assieme al suo vice Ivano Sacchetti di concorso in aggiotaggio per la scalata occulta della Bpi ad Antonveneta e di appropriazione indebita ai danni della Hopa di Emilio Gnutti. E a seguirli adesso è l’intera compagnia bolognese, indagata da ieri per responsabilità oggettive, in violazione della legge 231 del 2001. Il gruppo, secondo gli inquirenti, non avrebbe predisposto alcun modello organizzativo per prevenire gli illeciti ascritti al «Napoleone» delle cooperative.
Non proprio un atto dovuto, ma una prevedibile conseguenza di quanto accaduto nei giorni scorsi. L’attività dei vertici di Unipol - è la logica degli inquirenti - non poteva (o non avrebbe dovuto) passare inosservata agli organi di vigilanza interni alla compagnia stessa. O, forse, ai membri stessi del consiglio di amministrazione dell’«era» Consorte.
Non una buona notizia per via Stalingrado, già sotto la lente dell’Isvap, della Consob e di Bankitalia per le ultime manovre firmate dall’ingegnere «rosso», una su tutte l’Opa lanciata su Bnl, per la quale Consorte è indagato dai magistrati romani con le accuse di aggiotaggio, ostacolo della vigilanza e manipolazione del mercato. L’iscrizione come persona giuridica nel registro degli indagati della società, infatti, potrebbe pesare nelle future valutazioni degli istituti di controllo e in quelle di Palazzo Koch.
Scenari futuri. Ieri, invece, l’altalena del gruppo bolognese sul mercato azionario. In apertura di seduta, il titolo Unipol che segna un rialzo dello 0,83 per cento (a 2,44 euro), con gestori e operatori di Borsa pronti a scommettere sulla volontà degli azionisti a proseguire sulla strada che porta a Bnl. Poi, la notizia che arriva dalla Procura di Milano, e la tendenza che inverte. In chiusura Unipol lascia sul terreno l’1,74 per cento (a 2,378 euro), Bnl lo 0,64 per cento, a 2,781 euro per azione.
Un momento delicato, per la Lega delle Cooperative. E per questo, «è necessaria una nuova governance». A distanza di poche ore dal cda che ha visto l’uscita di scena del duo Consorte-Sacchetti, Pier Luigi Stefanini, presidente di Holmo, la cassaforte che controlla il gruppo bolognese, è convinto che sia giunto il momento di cambiare. «La novità degli ultimi giorni sulle indagini - spiega Stefanini - ha comportato una scelta da parte degli amministratori che noi abbiamo rispettato». E si tratta della «strada più utile per il gruppo Unipol, che è integro e gestito bene». Di più, «una scelta che potrebbe aiutarci a riprendere il percorso dell’Opa, che continuiamo a ritenere sia un obiettivo legittimo». Holmo, infatti, «ha condiviso il progetto Unipol-Bnl, e in questi anni ha sempre cercato di esercitare la propria funzione proprietaria, e l’ha fatto col massimo rigore, e nel rispetto di tutte le procedure. Naturalmente si apre il problema di come la proprietà deve rafforzare il proprio ruolo di indirizzo, controllo e funzione strategica all’interno del gruppo».

Quindi, «ci saranno decisioni da prendere per rendere questo ruolo plurale nelle diverse funzioni di vertice e per avere più coerenza e vicinanza fra la governance delle coop e ciò che all’interno del gruppo si dovrà manifestare». Come dire, finisce l’era dei «Napoleoni».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica