Prodi batte cassa, Ds e Margherita dicono no

Nelle banche ticinesi 400 miliardi di franchi, come nel 2000: riprendono ad affluire i capitali italiani «persi» con lo scudo fiscale di Tremonti

Laura Cesaretti

da Roma

«Abbiamo letto con sorpresa le singolari affermazioni di Angelo Rovati...».
Ci hanno pensato tutta la giornata di ieri, si sono freneticamente consultati tra loro e con i rispettivi leader, e infine a sera la lettera è partita dalle sedi di Ds e Margherita, e arrivata al quartier generale di Romano Prodi. Indirizzata al suo «campaign manager» Giulio Santagata. È firmata da Luigi Lusi e Ugo Sposetti, rispettivamente tesorieri di Dl e Quercia.
Una lettera di durezza inusitata, che risponde a quella pubblicata sul Corriere di ieri a firma di Angelo Rovati (che si firma «pseudo-tesoriere del professor Prodi») e alle frasi virgolettate («e non smentite», sottolineano i dirigenti dei due partiti) del medesimo Professore, riportate ieri da Repubblica. Tema: i soldi, che Prodi lamenta di non riuscire a ottenere dalle forze politiche che lo sostengono per finanziare la sua campagna da candidato premier dell’Unione: «Dalle regionali in poi ho fatto tutto da solo, senza ricevere un soldo dai partiti, dal Tir alla Fabbrica per il programma. Ora basta, ognuno deve fare la sua parte».
Stessa musica, anche se più diplomatica, da Rovati, amico e fund raiser del Prof nonché compagno della stilista Chiara Boni. Che ricorda di aver creato la «fondazione senza scopi di lucro Governareper» che in questi mesi «ha contribuito al progetto della Fabbrica per il programma, al pagamento della struttura di staff, alle spese per la campagna elettorale delle amministrative e per ultimo alla campagna delle primarie». «Anche» grazie al ruolo della fondazione prodiana, tiene a sottolineare, «rilevanti rimborsi elettorali sono andati ai partiti». Dunque, è la conclusione, è ora di ricambiare, perché «è difficile immaginare che la campagna elettorale delle politiche possa essere condotta dal candidato premier senza contare sul contributo economico dei partiti della sua coalizione».
Dire che il duplice affondo sia stato preso male dai partiti, e in particolare dai due principali destinatari delle rimostranze pecuniarie di Prodi, è dire poco. Lusi e Sposetti erano letteralmente imbufaliti. «Ma se non abbiamo fatto altro che versare soldi a Prodi! Ce lo ha fatto addirittura mettere per iscritto davanti al notaio che dovevamo dargli una quota parte dei rimborsi elettorali!», si sfogava un inviperito dirigente della Margherita ieri nel Transatlantico. E al Botteghino si faceva notare che «questo è un tormentone, un chiodo fisso dei prodiani: non parlano d’altro che di soldi».
Il concetto è stato messo in bell’italiano nella letterina a Santagata («Non sapevamo a chi indirizzarla, comunque ovviamente è per Prodi», è la spiegazione). Che notifica appunto la «sorpresa» e lo «stupore» per «l’infondatezza» delle affermazioni di Rovati. «Riteniamo opportuno rammentare - proseguono i tesorieri - che abbiamo sempre mantenuto i nostri impegni». Nelle casse del Professore, si ricorda, sono stati versati dal 2004 due milioni e duecentomila euro. Il che, sottolineano, corrisponde esattamente a quanto ebbe Rutelli nel 2001 per finanziare la sua campagna di candidato premier: all’epoca, 4 miliardi e mezzo di lire. Nel frattempo, però «per le elezioni regionali la lista unitaria si è interamente fatta carico delle spese elettorali nelle nove regioni in cui era presente». Quanto alle primarie, «forse è il caso di rammentare che i partiti dell’Unione hanno interamente sostenuto tutti i costi organizzativi», «da soli», e «nessun altro, né Governareper né Rovati» ha contribuito economicamente al carico. Dunque, è la morale, le casse del Prof dovrebbero già essere sufficientemente foraggiate. Senza contare, aggiungono dalla Margherita, che la componente prodiana incassa ogni anno, in base agli accordi interni, una «lauta percentuale» del finanziamento pubblico del partito.

«Potremmo risolvere le cose dando allo pseudo-tesoriere degli pseudo-soldi», prova a scherzare il rutelliano Giachetti. Ma lo scontro (alimentato anche dalla ferma intenzione di Prodi di fare il capolista ovunque per l’Ulivo, che i ds non digeriscono) è aperto.

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