«Prodi dichiara guerra alla scuola lombarda»

Al governo Prodi non va proprio giù che la Lombardia «faccia scuola». E così, dopo l’aria e la caccia, la sua scure del centrosinistra cala anche sulla legge regionale che promuove il nuovo sistema di istruzione e formazione professionale. Alla faccia dell’approvazione del consiglio, ottenuta al Pirellone con larga maggioranza e con il lasciapassare dell’opposizione. Con Ds e Margherita astenuti dopo che, nel testo, avevano visto accolta più di una modifica. Venerdì scorso, in apertura della seduta del Consiglio dei ministri dedicata alla Finanziaria, la decisione di ricorrere alla Corte costituzionale. «Dal governo una vera e propria dichiarazione di guerra contro gli studenti, i professori e le famiglie», tuona il governatore Roberto Formigoni, che ieri ha convocato in tutta fretta una conferenza stampa per denunciare il «tentato scippo». La notizia è ancora un’indiscrezione, confessa, appresa a notte fonda «in maniera clandestina». Ma nessun dubbio sulla decisione romana. Ieri in serata la replica del ministro Fioroni: «Accuse senza fondamento, il presidente si commenta da solo. L’impugnativa non blocca la legge ma difende le nostre prerogative istituzionali». «Un fatto gravissimo - accusa invece Formigoni - un’invadenza illegittima di chi agisce in spregio della Costituzione». In particolare del Titolo V riformato che assegna alle Regioni la competenza esclusiva sull’istruzione, «sottraendo allo Stato qualsiasi potere in materia». Bocciata, dunque, la legge che rivoluziona il percorso di istruzione superiore, già scelto da 30mila studenti divisi in 1.500 classi. Una via che prevede certificazione delle esperienze lavorative, possibilità di frequentare l’università dopo il quinto anno di studi, autonomia degli istituti nell’assunzione dei docenti (che potranno anche essere premiati con dei bonus).
Pesantissima la sciabolata di Formigoni al ministro Giuseppe Fioroni: «Molte parole per non dire nulla, anzi per aggiungere qualche altra bugia: è ostaggio, come tutto il governo, della sinistra più estrema». E di aver usato la scuola lombarda «come pietra di scambio per far mandare giù la Finanziaria, un baratto alle spalle dei nostri ragazzi, il frutto di una ripugnante impostazione politica». Contro la quale il governatore annuncia un’opposizione intransigente. «Chiederemo - il primo passo - alla Corte costituzionale di dare al più presto la sua risposta. Non ho dubbi che alla fine darà ragione a noi, ma tutto questo ci farà perdere molto tempo». Ora, infatti, «si apre un conflitto forte» e se la Corte non deciderà entro gennaio, le famiglie non potranno fare le preiscrizioni per il prossimo anno. «Così - aggiunge Formigoni - cala il sipario sui cosiddetti triennali che la Lombardia ha avviato per 30mila studenti che hanno potuto imparare e continuare a lavorare. E altri 30mila giovani non potranno cominciare il ciclo di studi». Nessun problema, precisano al Pirellone, per l’anno scolastico già cominciato e per la conclusione del ciclo che si esaurirà nel 2009. Ma semaforo rosso, a meno che il ricorso non sia respinto, per le procedure future. «Questa decisione gravissima - rincara la dose Formigoni - rende Fioroni un ministro nemico della scuola. Si conferma il suo nomignolo, Beppe Bugia, visto che ha detto una cosa e si è preparato a farne un’altra». Secondo Formigoni, infatti, «la formazione professionale nazionale è allo sfascio», ma con la legge della Lombardia è stata rinnovata.

I risultati positivi, ha ricordato, sono nei numeri, come la percentuale di abbandono scolastico al 5 per cento, contro l’oltre 23 per cento di media nazionale. «C’è la volontà di relegare la formazione ai margini di un sistema - sottolinea -, altro che parità con i licei».

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