«Prodi e Bertinotti vogliono stangarci a forza di tasse»

Francesco Storace, capolista di An al Senato per il Lazio, ha chiuso ieri la campagna elettorale con un comizio a Frosinone. Gli abbiamo rivolto qualche domanda.
Questa è stata certamente una delle campagne elettorali più aspre che si ricordino. Non crede che i cittadini siano quasi nauseati e possano perciò disertare le urne?
«Non credo. Anzi, sono assolutamente convinto che, questa volta, ci sarà una grande partecipazione e non solo da parte dei militanti di sinistra. Io ho girato il Paese, ho incontrato il popolo della destra e ho capito che la gente ha capito: se dovessimo lasciare campo libero all’Unione – che ha offerto lo stesso tetto a Vladimir Luxuria e a Domenico Fisichella, scimmiotta Zapatero, strizza l’occhio ai terroristi e vuole bloccare opere pubbliche fondamentali per l’Italia – il Paese si avvierebbe al disastro. Sono convinto, insomma, che il centrodestra vincerà, così come vinse nel 2001. E un contributo straordinario a questa vittoria arriverà proprio dalla destra e dal suo leader, Gianfranco Fini. Quella destra alla quale sono orgoglioso di appartenere, quella destra che alle poltrone preferisce l’onore».
Domani e lunedì, però, non c’è in ballo l’onore, ma la guida del Paese. E il centrosinistra è già pronto a far festa...
«Le elezioni vengono decise dal voto dei cittadini, non dalle chiacchiere nei salotti. Prodi, Bertinotti e compagnia sono molto bravi a parlare, ma hanno dimostrato di non saper governare. Gli italiani pagano ancora oggi i tragici errori dei governi di centrosinistra, pagano ancora oggi la svendita della lira effettuata dal professor Romano Prodi. Oggi pensano di tornare a governare, salassando gli italiani con le tasse».
Prodi dice di voler cambiare il Paese.
«Lo diceva anche dieci anni fa, quando ingannava i cittadini col suo faccione bonario. Poi, però, sappiamo tutti com’è andata: D’Alema e soci hanno fatto cambiare Paese a lui».
Se il centrodestra rivincerà le elezioni, cosa farete nei prossimi cinque anni?
«Metteremo in campo le iniziative che servono al rilancio dell’economia, con una prospettiva di lunga durata. Personalmente, se dovessi tornare al ministero della Salute aprirei una grande stagione di dialogo con la società, per far sì che si possa finalmente arrivare alla radicale riforma di una legge che ha lasciato le famiglie sole di fronte alla malattia mentale: parlo della legge 180. Poi ci sono le liste d’attesa da risolvere».
E sull’economia?
«Puntiamo su misure concrete. Pensiamo alle famiglie: quelle con un solo stipendio rischiano di non arrivare alla fine del mese. Di qui nasce l’esigenza di calcolare non il reddito del solo lavoratore, ma di tutta la sua famiglia.

E, sempre su questa linea, prevediamo anche l’abolizione dell’Ici sulla prima casa. Poi penso al completamento del percorso infrastrutturale: se vince la sinistra le opere pubbliche si bloccano. Lo dimostra il caso Tav. L’Italia invece ha bisogno di competitività».

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