Tra Prodi e Clinton non c’è niente in comune

Nei giorni scorsi Prodi e D’Alema hanno reso visita a Bill Clinton, impegnato a New York in quelle opere benefiche per le quali poco ha fatto quando contava molto e molto vorrebbe fare ora che conta poco.
Tale visita, nelle intenzioni dei due, vorrebbe rafforzare l’immagine di una vicinanza politica tra l’Unione e il partito democratico Usa presso qualche ingenuo elettore italiano che non si chiede, invece, cosa abbiano in comune i due schieramenti politici. Poco o nulla. Infatti, basta ricordare la politica estera Usa dei governi a guida democratica negli ultimi decenni per capire che non vi è alcun «idem sentire» tra il partito che fu di Kennedy e l’accozzaglia di Prodi, D’Alema, Bertinotti, Pecoraro, Cossutta e compagnia.
Sarebbe ora di spiegare, a chi vuol intendere, che l’elettorato americano democratico mai appoggerebbe una coalizione con due partiti dichiaratamente comunisti, uno post-comunista (con un correntone pieno di antiamericani), più i verdi e altri personaggi che non perdono occasione di vomitare il loro sentimento ostile verso la grande democrazia di Oltreoceano.


Il tifo per Kerry espresso dalla sinistra italiana alle ultime elezioni va inteso esclusivamente in senso anti-Bush, perché amico di Berlusconi e quindi per meri interessi di bottega.

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