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Prodi fa un’altra retromarcia sulla Turchia nell’Ue

Il leader dell’Unione smentisce le dichiarazioni fatte ai giornali e torna favorevole all’allargamento: «Dico solo che bisogna riflettere»

Prodi fa un’altra retromarcia  sulla Turchia nell’Ue

Anna Maria Greco

da Roma

Prodi 3 sconfessa Prodi 2 e concorda con Prodi 1. La terza giravolta dell’ex-presidente della Commissione europea lo fa tornare al punto di partenza, sulla questione dell’apertura delle porte ad Ankara. Letti i titoli e gli articoli dei giornali che, dopo le sue dichiarazioni sulla necessità di un «ripensamento», lo definiscono contrario all'allargamento alla Turchia, il Professore smentisce «con fermezza» se stesso. Meglio, ciò che ha detto al Gazzettino e che i mass media hanno semplicemente riportato.
Parole «travisate», secondo Prodi, che lancia la campagna di precisazione con una raffica di note ufficiale, dichiarazioni ai giornalisti e anche un’intervista alla televisione turca. Il succo è: «Non ho cambiato parere». Facile dirlo, più difficile farlo credere.
Il Professore, in un comunicato-stampa, si dice «orgoglioso» del fatto che l'Europa durante il suo mandato sia diventata più grande e «conferma di essere favorevole alla apertura di negoziati per l'ingresso della Turchia nell'Unione nei termini e con le modalità approvate dal Consiglio Europeo sulla base del rapporto della Commissione». Ma anche la contorta nota di precisazione del suo ufficio trasuda la difficoltà del candidato-premier dell’Unione di correggere, senza parere, la sua ultima uscita. In pratica, Prodi dice di aver espresso solo una preoccupazione, nata dall’osservazione della crisi dell’Europa. Un «giudizio», per l’esattezza: e cioè «che il mutamento dell'opinione pubblica europea evidenziato dai recenti e negativi referendum sulla Costituzione europea in Francia e Olanda, pur non interferendo sui tempi della adesione di Romania e Bulgaria, possa produrre un rallentamento dell'allargamento alla Turchia».
Appena arrivato a Dueville (Vicenza) per i lavori della «sua» Fabbrica del programma, Prodi aggiunge: «Se vogliamo che la Turchia entri nell'Unione europea bisogna tranquillizzare l'opinione pubblica turca e quella europea. Quest’ultima, in questo periodo, è molto inquieta». Per il Professore i no di Francia e Olanda sono stati molto influenzati dal tema dell’allargamento ad Est e alla Turchia. E rendono «più complicato» l’ingresso di Ankara. Il suo consiglio è: «Lasciare depositare la polvere, aver calma e pazienza e non ignorare ciò che è avvenuto». Il Professore insiste che lui non ha cambiato «opinione», ma che ora bisogna riflettere, «perché se uno non riflette su questi avvenimenti vuol dire proprio che non ha testa».
Riflettere, s’intende, per cambiare eventualmente la prospettiva. Qualcosa che si chiama, appunto, «ripensamento». E dunque tante parole e sottigliezze ribadiscono di fatto che la posizione di Romano, oggi come oggi, non è più così lontana da quella dell’amico-antagonista della Margherita Francesco Rutelli. Che, senza smentirsi, dice: «Fermiamo l’Europa a 25, andiamo avanti a due velocità». Precisando anche che con Prodi non c’è «nessuno strappo, anzi piena condivisione di analisi». Rutelli che è favorevole all’ingresso della Turchia nell’Ue, «ma occorre prima una Costituzione efficiente, solo dopo si può riprendere il discorso». Uno stop, senza tante perifrasi.
Ad accomunare i due moderati dell’Unione, difendendoli dalle critiche, è anche il leader dell’Italia dei Valori Antonio Di Pietro. La loro proposta della doppia velocità, dice, può far superare la crisi politica, ripartendo da «un nucleo ristretto ed omogeneo di Stati che federandosi possano raggiungere obiettivi specifici e concreti».

«Anche se amara - dice Di Pietro-, la verità è che non tutti i cittadini europei sono pronti a considerare come “fratelli” quei popoli di quegli Stati che sino ad ora sono rimasti ai confini dell'Europa ed in particolare la Turchia e la sua cultura musulmana».

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