Ma Prodi in Fiera fa orecchie da mercante

Il presidente del Consiglio sulla difensiva lancia un altolà e avverte anche i suoi: fare la legge elettorale non significa tornare alle urne

Ma Prodi in Fiera fa orecchie da mercante

da Milano

L’autunno caldo è già qui, fra uno scontro sulla sicurezza e un annuncio di scontro sulla Finanziaria, e Romano Prodi scandisce l’altolà, lanciando un messaggio a destra ma soprattutto a manca: anche se venisse approvata una riforma della legge elettorale, non si andrebbe ad elezioni anticipate, quindi nessuno colleghi i due momenti. Perché traballante o no, il suo governo non cadrà, non deve cadere avverte il premier, perché il Paese chiede stabilità e continuità.
Non è questione di restare attaccati al potere, chiarisce, ma la necessità di dare «continuità all’azione di governo», che è «condizione indispensabile per affrontare i problemi dell’Italia, per il suo ritorno alla normalità. E anche gli italiani - ne è convinto Prodi - questo ormai l’hanno capito».
Così, bando al centrodestra che vuole approfittare della riforma elettorale per votare subito dopo, e bando a chi anche nella maggioranza ha rizzato le antenne sulle urne. Che serva una nuova legge è indubbio, dice il Professore, ma questo «non è un buon motivo per chiedere elezioni anticipate». L’occasione è l’inaugurazione della settantunesima edizione della Fiera del Levante di Bari. Il discorso di Prodi sarà poi tutto incentrato sui temi economici, l’evasione fiscale e il debito pubblico e la nuova Finanziaria che non sarà una stangata, promesso.
Ma le prime battute del suo intervento servono a mandare un segnale chiaro in vista di un autunno che avrà la riforma del sistema elettorale fra i primi punti dell’agenda politica. Dunque, se è chiaro che occorre cambiare il “porcellum”, perché solo così si possono «superare gli elementi di instabilità e frammentazione», il centrodestra non si illuda che il rinnovato clima di dialogo sulla riforma seguito all’incontro dei vertici della Cdl a Gemonio porti a una sorta di tacito accordo verso le urne. E perché il concetto sia assolutamente chiaro, il premier non risparmia critiche al centrodestra di ieri e di oggi, dai «reiterati condoni» alle «leggi ad personam» alle «recenti esortazioni agli scioperi fiscali».


Il suo governo, annota il Professore, si differenzia da quello precedente «perché non guarda solo all’oggi, ma è sempre proiettato al futuro, partendo dalle sfide che l’oggi ci pone», con una serietà che si misura «nel respiro e nella prospettiva delle azioni che intraprendiamo». Autunno caldo o no.

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