Prodi fredda il Nord, sale la tassa sul riscaldamento

Provvedimento beffa: si intitola «tagli alle accise» ma in realtà la bolletta del gas sarà più cara del 12% rispetto al 2006. La stangata non tocca il Sud

Prodi fredda il Nord, sale la tassa sul riscaldamento

Milano - Meno male che è stato un inverno mite. Perché le famiglie che vivono a Nord o al centro d’Italia si troveranno una bolletta del riscaldamento a gas più cara del 12%. Il governo ha deciso infatti un aumento dell’accisa - ossia l’imposta erariale - sul metano per riscaldamento, nelle regioni del Centro-Nord, e con effetto retroattivo dal primo gennaio 2007. Lo stabilisce il decreto del 23 febbraio del ministero dell’Economia, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 marzo, e intitolato «Riduzione per l’anno 2007 delle aliquote di accisa sul metano per combustione per usi civili per i consumi nei territori diversi da quelli di cui all’articolo 1 del decreto del Presidente della Repubblica 6 marzo 1978 n. 218», ossia al testo unico delle leggi sugli interventi per il Mezzogiorno.
Titolo chilometrico e alquanto beffardo, visto che parla di «riduzione» ma in realtà nasconde degli aumenti. La Finanziaria 2002 ha stabilito che ogni anno il ministero dell’Economia emani un decreto per armonizzare le tariffe e ridurre gli squilibri esistenti tra le varie zone del Paese. In particolare per la cosiddetta tariffa T2 agevolata, cioè il metano per riscaldamento individuale fino a 250 metri cubi annui di consumo. Il decreto legislativo del 1995 prevedeva un’aliquota di 78,85 euro per mille metri cubi. Nel 2006 il governo di centrodestra l’ha abbassata a 41,40 euro. Mentre il provvedimento dell’Unione l’ha riportata a 46,30 euro per mille metri cubi. «Tagliando» i 78,85 euro del 1995 ma aumentando la soglia fissata l’anno scorso. Una beffa senza precedenti.
La norma del governo infatti comporta un aggravio dell’11,8% su quella che per qualcuno è la totalità, per tutti la prima «fetta» delle spese annue per il riscaldamento (escluse le regioni del Mezzogiorno, dove l’aliquota per la stessa tariffa è attualmente di 38,65 euro per mille metri cubi). Le utenze di gas metano per riscaldamento, infatti, rappresentano circa il 63% di tutte quelle per usi civili e, in particolare, quasi il 68% dei consumi regionali nel Centro Nord, secondo La staffetta quotidiana, il giornale specializzato nel settore dell’energia, che cita una stima al 2008 fornita dal governo alla commissione Bilancio della Camera in occasione dell’esame del decreto legislativo di riforma delle accise.
Già, perché dal prossimo anno si cambia: entrerà in vigore la riforma che, in obbedienza alla direttiva europea del 1996, cancella le attuali differenziazioni tariffarie - corrispondenti ad altrettante accise diverse - in base al tipo di uso, cioè riscaldamento, cottura cibi e produzione d’acqua calda e altri usi civili. Dal primo gennaio 2008 in poi, le imposte saranno calcolate solo in base ai consumi, e per fasce progressive.
In extremis, dunque, è stato deciso l’aumento sull’accisa per la tariffa agevolata: tra l’altro in contrasto con l’intenzione annunciata dal governo di armonizzare le imposte sul gas con quelle sull’elettricità, dove attualmente la situazione è ben diversa: i primi 900 Kwh di consumo infatti sono esentasse.

Perché allora l’aumento? Per compensare la riduzione dei consumi di gas e mantenere invariato il gettito fiscale, spiegano gli esperti della Staffetta quotidiana, citando motivazioni «fornite, sia pure in forma non ufficiale, dell’Agenzia delle Dogane», che ha competenza sulle accise. Con buona pace dello sforzo di molte famiglie per contenere i consumi energetici, avendo come obiettivo il risparmio, certo, ma anche la riduzione dell’inquinamento.

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