Laura Cesaretti
da Roma
Il problema, spiegano ad ogni angolo dellUnione, è che Massimo DAlema ieri sera non era ancora tornato a Roma. E che ancora non si è verificato il suo decisivo faccia a faccia con il segretario del partito, Piero Fassino. E fino a quando questo non accadrà, nessuno sa che governo fare. Dunque «il quadro è completamente bloccato», annunciano cupi dalla Margherita.
Del resto, non tutto il male vien per nuocere. Tanto che lo stesso Francesco Rutelli, durante il colloquio a quattrocchi col premier in stand by, ha saggiamente suggerito a Romano Prodi di lasciare tutta aperta la lista dei ministri fino a quando non si sarà votato per il presidente del Senato: la situazione dei numeri per Franco Marini è troppo precaria per potersi permettere il rischio che qualche aspirante ministro trombato venerdì si vendichi nel segreto dellurna. Prodi ha raccolto il suggerimento e fatto trapelare che «entro sabato la squadra di governo deve essere chiusa».
Stamani, dunque, Fassino e DAlema dovrebbero finalmente incontrarsi. E se dalle parti del segretario si fa sapere che i due filano damore e daccordo, e che entreranno entrambi nel governo con una nutrita squadra di ministri (otto o addirittura nove, dicono al Botteghino), la campana degli amici del presidente suona tuttaltra musica: «Massimo al governo non ci entra, vuol tornare al suo primo e vero amore: la politica», assicurano. Prodi sarebbe pronto ad offrirgli la poltrona di ministro degli Esteri, comè noto. E a quel punto Fassino e Rutelli (le cui sorti vengono date per indissolubilmente unite) si limiterebbero a fare i vicepremier. Ma se DAlema vuol davvero tenersi le mani libere il puzzle sarà tutto da rifare.
«La questione è stata posta con molta chiarezza anche nellultima direzione - spiega un esponente della segreteria della Quercia - e a questo punto non è aggirabile: secondo DAlema ci deve essere una divisione dei compiti tra chi si occupa a tempo pieno dei Ds e della fase di trapasso verso il Partito democratico, e chi si impegna nel governo». E il dirigente diessino azzarda il quadro a suo dire più probabile: Fassino ministro e DAlema presidente del gruppo unitario della Camera. «La guida degli oltre duecento deputati dellUlivo sarà una postazione di primo piano in questa legislatura. Da lì si determinerà lagenda parlamentare del governo e si daranno le carte per il futuro Partito democratico». Un DAlema gran manovratore delle forze parlamentari dellUlivo di certo non lascerebbe tranquillo Fassino, che vorrebbe continuare a controllare il suo partito fino alla conclusione del percorso congressuale, ma neppure Prodi. Che infatti ha tutte le intenzioni di insistere per portare DAlema al governo. Ma lo scenario trova conferma anche tra gli amici del presidente della Quercia, che già immaginano «i duetti di DAlema con Tremonti, se sarà lui il capogruppo di Forza Italia: i due si somigliano, diventeranno loro i protagonisti della legislatura».
Di certo il colloquio di oggi tra DAlema e Fassino non sarà tra i più semplici. Lo dimostra il fatto che dalla Margherita ieri sera rimbalzava la voce che «anche Fassino sta di nuovo minacciando di non entrare al governo, neppure come vice-premier». Le caselle dei ministeri continuano a ballare: Parisi viene dato in marcia verso gli Interni (a meno che agli Esteri non finisca Fassino, e al Viminale Rutelli).
Prodi ostaggio del confronto DAlema-Fassino
Un dirigente di via Nazionale: «Massimo non vuole entrare nel governo». Ma il premier in pectore gli offrirebbe il ministero degli Esteri
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