Politica

Prodi passa agli insulti: «Delinquenti politici»

Fini: «Il Professore è in piena crisi isterica». Tremonti: «Chi fa terrorismo è Bertinotti»

Fabrizio de Feo

da Roma

Romano Prodi alza il volume, mette da parte i toni bassi e monocordi della sua dialettica ed entra direttamente nel territorio degli insulti. Il «casus belli» è, ancora una volta, la politica fiscale dell’Unione. A un cronista che gli chiede se davvero, come sostenuto da Giulio Tremonti, imporrà una aliquota contributiva del 25% per commercianti, artigiani e autonomi, il Professore replica secco: «Questa è delinquenza politica che si sta attuando ormai da qualche giorno perché nessuno di noi ha mai parlato di aliquote o di 25%».
L’epiteto appiccicato agli avversari politici, naturalmente, non passa inosservato ma scatena l’indignazione corale della Cdl, Silvio Berlusconi in testa. «Delinquenza politica? Ma si rende conto il candidato della sinistra di quale gravissima espressione ha usato nei confronti della coalizione che rappresenta la maggioranza del Paese e che governa l’Italia?» si chiede il presidente del Consiglio. «Prodi deve immediatamente chiarire non al presidente del Consiglio, non al ministro dell’Economia e vicepresidente, non alla Cdl, ma a tutti i cittadini. Termini del genere - conclude Berlusconi - non si sono mai usati e non si usano contro gli avversari politici». Dirà poi in serata il premier, come a voler sottolineare la sbandata del Professore: «Se gli italiani non vogliono fare una scelta di campo, facciano una scelta guardando i propri interessi. Votare la sinistra significa avere più Stato, più costi, più tasse».
Ma una dura presa di posizione arriva anche dal leader di An, Gianfranco Fini, per il quale ormai il candidato dell’Unione «è in piena crisi isterica». «La definizione di delinquenti politici rivolta agli avversari dimostra che a Prodi sono saltati i nervi. Altro che serenità al governo!» dice il ministro degli Esteri. Gli fa eco, per conto della Lega, Roberto Calderoli. «Saranno gli elettori a dire chi è il delinquente» sottolinea il coordinatore delle segreterie nazionali del Carroccio. «Da parte della Cdl non c’è stata alcuna delinquenza politica ma soltanto un’operazione verità nei confronti di chi vuole stangare il Paese con le tasse o vuole tagliare le pensioni».
La replica più articolata è, però, quella di Giulio Tremonti, ovvero di colui che ha acceso la miccia, facendo cadere il velo su un altro possibile fronte di tassazione da parte dell’Unione. «Prodi ci accusa di fare delinquenza politica? Davvero molto fine. Io - spiega Tremonti - ho semplicemente tradotto in numeri e in italiano quello che ha detto Prodi. Si sta incartando con le sue stesse mani. È disperato e usa espressioni tipiche dell’uomo disperato, accusando di delinquenza. Mi dispiace delle sue condizioni di salute, ma se c’è qualcuno che fa terrorismo è Bertinotti. È stato Bertinotti a dire che la grande ricchezza inizia da 180mila euro, cioè da un normale appartamento. Il terrorismo se lo fanno tra di loro. Chi sente quello che dicono ha ragione ad aver paura. Quando esponenti della sinistra ti dicono che sono la difesa del ceto medio... Be’, se c’è la difesa c’è l’attacco e da dove viene l’attacco, da noi o da loro?».
Il «Prodi-furioso» non sfugge neppure a Pier Ferdinando Casini che, intervenendo a «Otto e Mezzo», fa capire che il Professore deve soltanto prendersela con se stesso per la direzione presa dal dibattito. «Credo che l’affermazione delinquenza politica usata da Romano Prodi sia stata dettata da nervosismo, perché Prodi ha fatto tutto da solo» dice il presidente della Camera. Il leader dell’Unione «ha costruito le ragioni della diffidenza su cose che non sono nemmeno scritte nel programma. Il centrosinistra ha scritto un programma di 300 pagine e poi si sono dimenticati di scrivere quello che Prodi sta dicendo in questi giorni. Si sono dimenticati la Tav e il cuneo fiscale che, guarda caso, è diventato il centro della campagna elettorale. Comunque, al di là delle polemiche, si sta preparando una stangata per il ceto medio perché se il centrosinistra vince propone di elevare le tasse sui Bot dal 12,5% al 20%. E in Italia chi ha un po’ di risparmi o compra una casa o i Bot, certo non li mette nei conti correnti».
La pioggia di reazioni non scalfisce il muro del centrosinistra. Tanto che Roberto Cuillo, portavoce di Piero Fassino, interviene alzando ulteriormente i toni. «La delinquenza politica sta nel dire menzogne sulle tasse che gettano allarme ingiustificato nell’opinione pubblica e disordine sui mercati finanziari». Poi in serata è lo stesso Fassino a prendere la parola per lanciare una sorta di silenzio-stampa «ad personam» contro il ministro dell’Economia. «Come nessuno accetta di discutere con Calderoli così non dobbiamo discutere con Tremonti. È inaccettabile che si continui a dare credito a un uomo come Tremonti, cacciato dal governo due anni fa per i disastri causati alla finanza pubblica. Mi sorprendo che anche nel centrosinistra ci sia chi discute con Tremonti. Non ha la minima credibilità anche se è ritenuto la punta di diamante della coalizione. C’è una questione morale con lui, oltre che politica. Io non discuterò più con Tremonti che è un intelligenza maligna». Il vice-coordinatore di Forza Italia, Fabrizio Cicchitto però, rilancia la palla nel campo avversario e bolla come «espressioni da guerra civile» le parole del Professore. «Prodi ha compiuto un atto di eccezionale gravità. Siamo davanti a un irresponsabile che ha perso la testa perché i conti non gli tornano. Per oscurare il tema delle tasse, che gli va molto scomodo il Professore non esita a usare espressioni da guerra civile. Se fosse una persona perbene, dovrebbe chiedere scusa».

Sandro Bondi, infine, legge nell’esternazione del Professore una sorta di momento verità: «Sta venendo alla luce il vero Prodi: non quello apparentemente bonario e conciliante ma quello autentico, fatto di cattiveria e di spirito vendicativo».

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