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Prodi promette: subito una legge per le coppie gay

Prodi promette: subito una legge per le coppie gay

Era molto probabile che il tema delle coppie di fatto entrasse nel programma del centrosinistra.
La riforma della Pac in Francia sarà probabilmente il modello che sarà seguito dalla maggioranza Prodi se essa conquistasse il controllo del Parlamento. Il riferimento costituzionale alla famiglia come società naturale è andato disperso con la crisi culturale che ha tolto ogni riferimento etico al concetto di natura ed ha reso questo termine senza significato teorico, ora che è sparito il concetto di creazione ed è quindi caduto lo spazio religioso dei vincoli morali e sociali.
Non è la soluzione Zapatero quella che Prodi propone, perché afferma che il vincolo delle coppie di fatto sarà diverso dal matrimonio.
La legislazione italiana non ha mai sostenuto la famiglia, nonostante la dominanza della Democrazia cristiana in quasi cinquanta anni di politica repubblicana. L'avversione dei partiti laici al riconoscimento della famiglia come statuto sociale ha bloccato ogni influenza della posizione cattolica sulla famiglia, che era un sentimento maggioritario in tutti gli anni della Prima Repubblica.
La famiglia è perciò diventata l'oggetto di obbligazioni giuridiche e di vincoli sociali che le hanno tolto ogni carattere di società naturale. Ed è divenuta semplicemente un insieme di regole istituzionali che la rendevano non appetibile.
Il vantaggio dell'unione libera è quello di non avere vincoli e obbligazioni e di poter determinare in assoluta capacità di decisione e di scelta la forma concreta del rapporto, il suo contenuto, la sua durata. In questo modo, la coppia di fatto è diventata la vera società naturale, uno spazio metagiuridico in cui essa è interamente padrona del suo destino.
Non è indicato, nella lettera di Prodi al Presidente dell'Arcigay, Franco Grillini, alcun elemento che determini quale sia il vincolo diverso dal matrimonio che il centrosinistra intende definire.
Per quanto la decisione di Prodi risponda alla cultura della sinistra ed abbia già avuto risposte concrete nelle regioni rosse ed in Italia centrale, rimane il dato che il riconoscimento delle coppie di fatto introduce, nella società italiana, un modello non suppletivo ma alternativo alla famiglia.
Per far sì che le coppie di fatto accettino di usufruire dello statuto che Prodi promette, bisognerà che esso garantisca volatività, la possibilità di rottura concreta ogni volta che uno dei partner abbia deciso di tentare altra strada, altrimenti le coppie di fatto potrebbero non usufruire della legge, garantendosi tutte le possibilità che la mancanza di forma giuridica e di garanzie istituzionali consente loro.
La famiglia, nel caso l'Unione vincesse le elezioni, cesserà di essere un modello di riferimento, un modello fondato sulla tradizione cristiana che ha fatto di essa il vero seminarium repubblicae, il seme della società, secondo l'espressione di Cicerone.
Il vincolo inteso come istituzione che impone la sua realtà alla semplice volontà delle parti, fonda l'appartenenza non meramente contrattualistica alla società.
Dando addio alla famiglia come modello sociale, si toccano i temi della identità e dell'appartenenza che fondano l'essenza di una cultura, di una civiltà e di una società. L'Italia finora ha mantenuto questo concetto di tradizione cristiana che ha nella famiglia la sua prima figura.
L'avvento della sinistra al potere vorrebbe dire la fine di questa relativa eccezione italiana, che ha fondamento nel consenso popolare, come si è visto nel recente referendum sulla procreazione assistita.
Con il governo Prodi, l'Italia entrerebbe in una diversa filosofia pubblica, che non ha certamente le caratteristiche di una religione civile ma ha semplicemente l'effetto di togliere il fondamento di ciò che è comune per ridare spazio solo a ciò che è privato.
La sinistra, così avversa all'individualismo capitalista, affida all'opzione individuale la funzione di definire ciò che è comune e ciò che è sociale, lasciando alla volontà del singolo tutto lo spazio della vita umana, senza che il sociale ed il comune, fondati sempre su una tradizione, abbiano il loro spazio. Con il governo Prodi, per la prima volta il laicismo diventerebbe filosofia pubblica e porrebbe i cattolici in quella condizione di minoranza che Ratzinger tante volte ha indicato come possibile esito della crisi culturale di un Occidente che non si ama.

Che faranno i cattolici, a cominciare da quelli della Margherita di fronte all'introduzione del laicismo culturale come forma della società?
Gianni Baget Bozzo
bagetbozzo@ragionpolitica.it

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