Prodi punta il dito su Veltroni

Il premier allarga le braccia: "Se cadrò, non sarà per problemi interni al governo perchè ora l’accordo tra di noi è buono. Se intervengono questioni legate alla riforma della legge elettorale e altri elementi esterni, questi possono senza dubbio strapazzare il governo"

Prodi punta il dito su Veltroni

Roma - Il presidente del Consiglio si toglie alcuni sassolini dalle scarpe. Per farlo scegli un giornale straniero. "Se cadrò, non sarà per problemi interni al governo perchè ora l’accordo tra di noi è buono": ne è convinto il premier Romano Prodi, che alla vigilia del vertice di Napoli tra Italia-Spagna, ha concesso una lunga intervista al quotidiano madrileno, 'El Mundo'. "Sono qui per concludere la legislatura e farò tutto il possibile perché accada", dice il premier, nonostante le fibrillazioni della sua maggioranza. "Però è certo - continua Prodi - che se intervengono questioni legate alla riforma della legge elettorale e altri elementi esterni, questi possono senza dubbio strapazzare il governo. Questo può accadere sempre. Ma dal punto di vista della coalizione, al momento c’è molto più consenso che qualche mese fa".

Quanto alla difficoltà di tenere unita un’alleanza tanto amplia e composita, "la democrazia - osserva Prodi - consiste proprio in questo. Mantenere unita una grande coalizione non è molto diverso che mantenere unito un solo grande partito dove possono esistere correnti enormemente divergenti. (Il governo) richiede più tempo per la mediazione, ma il lavoro è lo stesso: mantenere la linea decisa nel programma e conciliarla con le richieste irrinunciabili di tutte le componenti".

È vero, continua Prodi, che a complicare lo scenario c’è il fatto che al Senato il governo abbia una maggioranza molto ridotta e in questo modo "le divergenze normali della vita politica su fatti particolari diventano situazioni di rischio e di grande difficoltà".

"Ma io credo - prosegue il premier- che sia un dovere della democrazia cercare di avvicinare la filosofia dei diversi partiti alla politica del governo. Sono convinto che una democrazia matura e moderna debba offrire agli alleati più estremisti la possibilità di partecipare alla vita politica del Paese".

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