da Milano
«Riforma peggiorativa», «non ha niente di sinistra», «avete perso un elettore», «Prodi se ne vada a casa con le sue promesse e ritorni Berlusconi». Non tira aria di accordo sulle pensioni, nella pagina delle lettere di Liberazione, il quotidiano di Rifondazione comunista diretto da Piero Sansonetti.
Anzi, per spiegare la riforma si rispolvera la teoria di «un grande precursore» del premier Romano Prodi: Superciuk, il nemico del fumetto Alan Ford impegnato a «difendere i ricchi dallo strapotere dei poveri». «Molte decisioni della politica italiana degli ultimi tempi» la mettono in pratica - spiega il lettore - è questo il vantaggio di aver votato Unione: un’inondazione di bugie». «Forse bastava l’altro governo e anche senza la concertazione».
Ma sono molti a rimpiangere la riforma del governo Berlusconi: «L’accordo raggiunto è peggiorativo - fa i suoi conti un altro - almeno la Maroni teneva fissi i 35 anni di contributi».
«Parere negativo» ufficiale arriva dal circolo Gramsci delle Officine di Trenitalia: «Con la Maroni si andava in pensione a 60 anni, con la nuova a 62. Questa non è una riforma ma una controriforma, non ha niente di sinistra».
Uno dei più indulgenti considera la rifoma Prodi «una Maroni un po’ diluita. Con buona pace (anzi pessima) di quanto scritto nel programma elettorale dell’Unione». Ma si aspetta una reazione: Vedremo cosa ne diranno i lavoratori. Vedremo se passerà al Senato».
Il tradimento del programma di governo è uno dei motivi di rabbia più diffusi: «Sono molto scontento - confessa un lettore romano -, gli accordi evidentemente non servono a nulla. A cosa è servito riempire 280 interminabili pagine? Cosa è cambiato, da allora, da doverci indurre ad accettare condizioni così tanto peggiorative?».
Sentenzia un deluso: «Ho votato per questo governo solo ed esclusivamente perché volevo l’abolizione dello scalone. Siccome così non sarà tanto vale che Prodi e le sue promesse se ne vadano a casa e che ritorni Berlusconi».
Due segretari di sezione di Frosinone chiedono passi concreti ai vertici del Prc: «Le prime dichiarazioni di commento dei nostri dirigenti nazionali sono inadeguate. Dovrebbero contemplare l’onestà intellettuale e ammettere l’evidenza».
«Troppe concessioni», lamenta un lettore che considera «una polpetta avvelenata» la «storia dei lavori usuranti».
Un compagno bolognese protesta: «Più passa il tempo più mi incazzo, non è possibile che questo accordo vada in porto con il nostro consenso. Se vogliono peggiorare il testo Maroni facciano pure da soli. Non possiamo accettare diktat di questa portata. A questo punto la nostra presenza al governo non ha nessun senso, e lasciare Prodi ha più senso del ’98. In un anno abbiamo inghiottito troppi rospi».
Chi non vuole ingoiare più niente scrive la sua lettera d’addio: «Caro Sansonetti, caro Bertinotti, caro Giordano, se il Prc accetta questo accordo, avrete comunque perso almeno un lettore e almeno un voto. Questa sarebbe l’ultima goccia. Avete già ingoiato tutto il resto».
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