Prodi vuole rifare l’Italia senza Liguria

(...) in un ministero importante, perché in politica non è che in politica ci si possa eclissare così, senza una contropartita di visibilità e spessore, tanto più che non è obbligatorio visto che i due ruoli di consigliere regionale e sottosegretario non sono incompatibili. Loro però han risposto picche: dimissioni sul piatto da subito, altrimenti non si tratta. E così non si è trattato. Ieri Monteleone era inferocito, semplicemente. Anche se, è stato il ragionamento suo e dei suoi, in ogni caso non sarebbe stata una grande scelta, quella di abbandonare la vecchia via per la nuova. «Qui Rosario ha la certezza di restare quattro anni, mentre nessuno scommetterebbe che il governo Prodi duri altrettanto a lungo» confidava ieri un esponente della Margherita. Amara solidarietà dai colleghi di partito, con Claudio Gustavino il capogruppo in Regione a far notare che «o non si fanno o le promesse vanno mantenute», braccia allargate dei colleghi di coalizione, con Graziano Mazzarello il deputato Ds a segnalare che vabbè le promesse, «ma in queste cose le logiche che entrano sono decine».
Quelle logiche ieri hanno causato la sospensione del primo consiglio dei ministri guidato da Prodi. Servivano i decreti di scorporo di alcuni ministeri, serviva però anche sedare l’Italia dei valori, i cui mal di pancia sono iniziati un minuto dopo la presentazione della squadra. Ecco, Prodi lo ha detto subito ieri: «Il mio governo non è un’insieme di individui, ma una squadra», liti a parte certo. E deve averlo condizionato, il paragone calcistico, visto che poi si è comportato come Marcello Lippi: entrambe le liste più attese dagli italiani, quella del premier per il Governo e quella del ct per i Mondiali, escludono i liguri e i siciliani.
È che Prodi ha deciso di risparmiare proprio su di loro, i sottosegretari, riducendoli di una ventina e portandoli a 45. Con Liguria e Sicilia, assenti dalle «poltorinissime» sono anche Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Basilicata, Trentino-Alto Adige, Valle d’Aosta e Abruzzo. Questione di peso politico, così pare. Ma ieri il centrosinistra ligure non s’è dato pena. «Nessun ligure al Governo? Come no, c’è Forcieri sottosegretario e c’è Fabio Mussi ministro» faceva notare l’assessore regionale ai trasporti Luigi Merlo, Margherita. Mussi non è ligure? «Si vabbè ma è stato eletto qui e speriamo che ci dedichi attenzione, dal ministero dell’Università e della Ricerca».
E poi c’è sempre la possibilità che i Ds riescano a strappare per Mazzarello la presidenza della Commissione Infrastrutture della camera, «che se permette è più importante di un posto da sottosegretario» commenta lui.

Certo, così non potrà lasciare il posto a Giovanni Rainisio, primo dei non eletti dopo Forcieri, ma tutto non si può avere, che «c’è anche da ricomporre la frattura con il centrodestra, per esempio daremo la commissione Esteri a Gianfranco Fini di An, non era mai accaduto prima che un incarico così importante andasse all’opposizione». Basta sapersi accontentare, ecco. Vallo a dire a Monteleone.

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