Professioni anticrisi: in un anno 358mila assunti

La Unioncamere ha stilato la classifica dei mestieri ad alta e bassa qualifica più ricercati sul mercato del lavoro: al primo posto contabili e commessi. I mestieri più gettonati: programmatori, infermieri, disegnatori. Boom di richieste per camerieri, muratori e camionisti

Professioni anticrisi: in un anno 358mila assunti

Da una parte la crisi del mercato del lavoro, dall’altra una serie di mestieri e professioni decisamente in controtendenza. E che garantiscono assunzioni certe e stipendi sicuri. Nella «fascia alta» la top ten prevede amministratori, contabili, progettisti, tecnici informatici e infermieri; nella «fascia bassa» la hit parade occupazionale offre occasioni d’oro per commessi, camerieri, manovali e addetti alle pulizie. In totale - sommando le tipologie delle due «fasce» - 358.010 assunzioni in questi primi nove mesi del 2008.

L’Unioncamere, che ha fatto i conti, li definisce high skill e low skill: tradotto, «alta qualifica» e «bassa qualifica». Due condizioni che però non sono necessariamente rapportate alla reale possibilità di trovare un posto di lavoro. Insomma, può capitare che un professionista, con tanto di laurea, resti a spasso; mentre un operaio, fornito solo di licenza media, venga assunto senza problemi. Più che un assioma, una linea di tendenza.

Nell’ambito infatti dei mestieri high skill e low skill esistono delle variabili che possono aumentare o diminuire sensibilmente la percentuale di riuscita: dati utili soprattutto ai giovani che non possono permettersi di fare una scelta sbagliata. Per questo è utile la ricerca dell’Unioncamere che ha stilato la classifica delle 20 attività (dieci ad «alta qualifica» e dieci a «bassa qualifica») più richieste dal mercato occupazionale; una graduatoria da tenere ben in considerazione, prima di scegliere il proprio indirizzo professionale.
Ma come è riuscita la Unioncamere a stilare questa specie di diagramma anti disoccupazione? «Abbiamo analizzato il numero di assunzioni del 2008 e i loro trend degli ultimi tre anni - spiegano i tecnici del Centro studi dell’Unione delle camere di commercio -. Nel campo delle professioni con elevate competenze, il fabbisogno delle aziende è addirittura in crescita. Nonostante questo rimane molto più alta la richiesta per i lavoratori dove non serve un particolare percorso professionale».

Una forbice con due lame diversamente affilate ma dalla medesima lunghezza: la prima lama «taglia» la domanda di lavoro non specializzato, mentre la seconda lama «buca» il mercato delle professioni specializzate. Ma attenzione, vecchie definizioni come «specializzato» e «non specializzato» assumono oggi - nell’ambito delle moderne dinamicità lavorative - nuovi profili interpretativi: lo «specializzato» non è necessariamente un laureato, così come il «non specializzato» può avere un bagaglio culturale di tutto rispetto. La vera carta vincente sono infatti gli istituti «mirati», quelli cioè che - magari in sinergia con aziende di servizi del terziario avanzato - preparano operatori per segmenti lavorativi preventivamente determinati.

La novità è che adesso il potenziale lavoratore nasce e si forma solo dopo che sia stata accertata una reale domanda occupazionale: ed è proprio questo il meccanismo che rende certa l’assunzione.
«Oggi le aziende - sottolineano i ricercatori dell’Unioncamere - danno maggiore importanza alla progettazione, allo sviluppo e al monitoraggio del bacino d’utenza cui si rivolgono. Ciò si traduce in una massiccia richiesta di figure professionali funzionali a tali strategie: addetti all’amministrazione (27mila assunzioni negli ultimi tre anni), addetti alla contabilità (ben 16.980 assunzioni dall’inizio del 2008), operatori commerciali (17.890 dal 2005 ad oggi)». Enormi possibilità anche per infermieri, progettisti meccanici, addetti al marketing, farmacisti e progettisti software.

Ma il nostro rimane il Paese che ha sempre più bisogno anche di attività umili (quelle che, secondo una teoria tutta da dimostrare, «gli italiani non vogliono più fare»). Qualche esempio? Il turnover annuo per le commesse tocca quota 66.560; ricercatissimi gli addetti alle pulizie (un’offerta di 43.530 assunzioni all’anno), camerieri (38.140), muratori (31.860; autisti di mezzi pesanti (29.980), magazzinieri (27.620), elettricisti (17.810), cuochi (13.950) e baristi (11.370).
Gli ambiti maggiormente in crescita? Quello tecnico, informatico e amministrativo (tutti e tre con una media di +30% in 5 anni), ma anche i settori turismo, sicurezza, logistica e sanità godono di ottima salute (+23% nell’ultimo quinquennio).

Infine un trend trasversale. «Risultano in aumento - sottolineano gli esperti dell’Unioncamere - le professioni che svolgono un ruolo chiave nella gestione dei rapporti a monte e a valle delle filiere produttive: vale a dire il controller e il contabile».

Al termine del 2008, le assunzioni per queste figure dovrebbero raggiungere le 53mila unità (il 30,7% del gruppo qualificato delle professioni high skill); nel 2006, le stesse figure, valevano «solo» il 23,3%.
È l’altra faccia del mercato del lavoro. Quella che, almeno per ora, non conosce il significato della parola crisi.

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