Il Professore si inventa il condono sul lavoro nero

Fabrizio Ravoni

da Roma

Gratta gratta, e nella Finanziaria spunta anche un condono. L’obbiettivo, questa volta, non è far emergere base imponibile; e, quindi, gettito. Ma lavoro nero. Fra l’altro l’articolo che prevede la sanatoria, il 177, non era nel testo della manovra «entrato» a Palazzo Chigi.
Pertanto, il condono o è stato introdotto dal Consiglio dei ministri; oppure è una delle tante norme aggiunte alla Finanziaria fra sabato e domenica, ed è alla base del ritardo nella firma della Finanziaria da parte del capo dello Stato.
Il datore di lavoro che intende regolarizzare i suoi dipendenti deve presentare un’istanza all’Inps nella quale indica chi sono i lavoratori che ha tenuto «in nero» per anni. Prima di questa istanza, però, deve aver raggiunto un accordo aziendale con i sindacati interni; o, se non sono rappresentati, con le organizzazioni sindacali presenti sul territorio.
La sanatoria può riguardare i lavoratori tenuti nascosti al fisco e all’Inps per decenni. Ma l’onere a carico del datore di lavoro riguarderà solo gli ultimi cinque anni; ogni anno oltre i cinque verrà prescritto.
A questo punto, l’articolo 177 della Finanziaria stabilisce l’onere a carico del datore di lavoro. Dovrà pagare i due terzi dei contributi Inps e Inail evasi per ogni dipendente. Al momento della presentazione della domanda di condono potrà pagare il 20% del dovuto; il resto in rate per cinque anni.
Una volta pagato si vedrà estinti tutti i reati, le sanzioni amministrative e gli oneri accessori previsti. E per un anno non riceverà ispezioni o verifiche da parte degli organi di controllo. In cambio dovrà rinunciare al 50% del beneficio del cuneo fiscale e contributivo.
Non è finita. Il lavoratore condonato deve restare al lavoro per almeno due anni, a eccezione dei casi in cui lo stesso lavoratore si dimette o viene licenziato per giusta causa.
Le relazioni tecniche della manovra non sono ancora pronte. Pertanto, non è possibile conoscere l’efficacia di una simile misura sui conti pubblici. Così come non è possibile sapere quante risorse produrranno l’aumento delle rendite catastali per scuole, oratori, cliniche e biblioteche. Di certo, il condono non rientrerà fra gli interventi che la Commissione europea riterrà validi per la correzione del deficit. Bruxelles, infatti, non considera le misure una tantum fra quelle da prendere in considerazione per la riduzione del deficit. E il condono prospettato dall’articolo 177 rientra fra le misure una tantum.
Forse è perché teme che il governo abbia inserito misure di questo tipo che la portavoce di Joacquin Almunia, commissario agli Affari economici della Ue, ha preferito non commentare la legge finanziaria italiana. Rimandando il giudizio di Bruxelles al 9 novembre.
Prima di quello europeo, però, arriverà il giudizio delle agenzie di rating. Standard and Poor’s lo annuncia per fine mese. Nel rapporto che fornirà agli investitori su come la Finanziaria riuscirà a incidere sui conti dello Stato offrirà un’approfondita analisi tecnica, ma anche un commento su come l’iter parlamentare riuscirà a modificare il testo originale.
Entro fine mese, ma prima di Standard and Poor’s, dovrebbero arrivare anche le valutazioni di un’altra agenzia di rating, Fitch. In un primo commento, analisti dell’agenzia hanno accolto «con soddisfazione» l’aumento dell’ammontare della manovra, da 30 a 33,4 miliardi. Ma hanno precisato di essere rimasti «un po’ delusi» dalla circostanza che le risorse nette destinate alla correzione siano scesi da 20 a 15 miliardi di euro.


Per Fitch è poi «fonte di preoccupazione» il livello del deficit 2006, portato con la Relazione previsionale e programmatica al 4,8%. E fra le agenzie di rating, Fitch è quella che già in passato ipotizzava un declassamento del debito italiano.

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