«Profughi, il Comune poteva fare di più»

Dal sito della Diocesi critiche al sistema di accoglienza di Palazzo Marino e delle parrocchie

Milano come Lampedusa. «Ma si poteva fare di più». Un atto d'accusa alla politica del Comune è in bella vista sulla home page della Diocesi. È di Maurizio Ambrosini, professore di Sociologia dei processi migratori alla Statale, direttore di Mondi migranti e consulente sui temi dell'immigrazione della Caritas ambrosiana, l'anima missionaria della Chiesa milanese. E ieri il cardinale Angelo Scola, di ritorno dal campo profughi di Erbil, Kurdistan iracheno, dove vivono centomila cristiani in fuga dall'Isis, ha invitato ad agire anche tremilacinquecento ragazzi degli oratori estivi: «Facciamo insieme una colletta per portare acqua e luce ai vostri coetanei che vivono nei campi profughi ad Erbil». Un messaggio lanciato durante l'incontro ad Acquatica: «Mentre voi giocate felici nell'acqua, ad Erbil l'acqua non ce l'hanno nemmeno per bere».

Un dramma planetario, spiega il professor Ambrosini, nel quale Milano può fare di più. «A Milano sono transitati molti rifugiati, spesso incanalati dalle stesse autorità del Sud Italia. La stima è di circa 60mila in due anni, ma se ne sono fermati pochissimi in città. Milano è una tipica tappa di transito» spiega il professore. Oggi insiste: «Le autorità si sono fatte prendere di sorpresa dall'emergenza: è accaduto a Roma ma anche a Milano. Eppure sono problemi che, con ritmi altalenanti, da anni si verificano. Bisogna che prendiamo le giuste contromisure, sapendo che l'86 per cento dei rifugiati trova accoglienza nei paesi del Terzo Mondo».

Non che il problema non esista, anzi è grave, perché «quello che era a Lampedusa adesso si sta spostando al Nord, nelle città, alle frontiere». Ma la questione è l'incapacità della politica di prevedere soluzioni. «Milano non ha brillato - dice il professor Ambrosini -. Lo stesso Comune è stato reticente, con disparità di vedute tra assessorati. Chi tratta di politiche sociali non ha voluto prendersene carico, perché probabilmente sa che si perdono voti». Anche se Ambrosini non dice di più, il riferimento sembra all'assessore Pierfrancesco Majorino, pronto a candidarsi alle primarie e desideroso di non scontentare cittadini e comitati.

Resistenza e controversie sono nate sulla riapertura dei posti letto normalmente disponibili in inverno per l'emergenza freddo e che Palazzo Marino ha ritardato a concedere. È stata a lungo tollerata la situazione di degrado in Stazione Centrale, con famiglie di profughi siriani costrette a bivaccare nel mezzanino, e l'emergenza ai Bastioni di Porta Venezia, dove vivono accampati tantissimi profughi eritrei.

Non solo. «Organizzare un'accoglienza in queste condizioni non è facile, perché si tratta di strutture costrette a funzionare a singhiozzo, al ritmo degli arrivi - ammette il sociologo - ma fino a poco tempo non era stata data neppure la possibilità di installare strutture per l'assistenza medica». Sul sito della Diocesi anche una critica alle parrocchie, che hanno fatto poco.

«La realtà ecclesiale poteva fare di più» dice Ambrosini. Un riferimento virtuoso è alla parrocchia dell'Annunciazione ad Affori, dove i volontari, con la Casa della carità, hanno offerto ospitalità ad adulti e giovani in arrivo da Siria ed Eritrea.

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