Profughi: integrati o clochard

Chiara Campo

È il giorno dello spartiacque. Da una parte, gli ex occupanti di via Lecco che mettono la firma sotto il programma di integrazione del Comune, che vuol dire sì a corsi di italiano e all’avviamento al lavoro, e apre le porte alle strutture che Palazzo Marino ha allestito per loro. Dall’altra, quelli che non ci stanno e diventano automaticamente «clochard come tutti gli altri, e devono mettersi in lista per le strutture del piano freddo».

L’assessore ai Servizi sociali Tiziana Maiolo ha tutte le intenzioni di chiudere oggi una vicenda che è durata fin troppo e che per più di un mese ha tenuto le istituzioni ostaggio dei rifugiati ribelli, prima con lo stabile occupato di via Lecco, poi lo sgombero, il presidio in piazza Duomo, la notte passata nell’aula del consiglio provinciale, fino alla fuga nella notte di una sessantina di sudanesi dal dormitorio di viale Ortles fino al confine con la Svizzera, bloccati nel tentativo di raggiungere la sede dell’Onu a Ginevra dove volevano (...)

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