I nostri lettori hanno fresca limmagine di come il Giornale sia stato trattato allorquando ha tirato fuori il nome di Silvio Sircana. Abbiamo fatto «schifo», abbiamo raccolto informazioni «dalle fogne», abbiamo gettato «fango». Bene, anzi malissimo. Nel giro di poche ore lintero (quasi) panorama dei media ci è venuto appresso e ha seguito la regoletta facile facile del giornalismo: quando cè una notizia si scrive. Ieri sulle scrivanie delle redazioni, grazie a un solerte magistrato, è arrivata unaltra notiziola. Un signore arrestato nellinchiesta Telecom, Guglielmo Sasinini, ha scritto un appunto nella propria agenda: «70 miliardi da Berlusconi a Bossi in cambio di totale fedeltà». Il tutto viene riportato, nonostante lirrilevanza penale e la mancanza del pur minimo riscontro, in unordinanza di un Gip. Il giro di tutti i siti di informazione Internet (Repubblica, Corsera, Stampa...), tutti i telegiornali e il Televideo hanno subito dato enorme evidenza allappunto privato dellarrestato.
Bene, anzi malissimo. Non ovviamente per il tenore dellinformazione, chiaramente e palesemente ridicola. In tal guisa che la sua diffusione fa solo danno a chi lha scritta.
Ma per il comportamento imbarazzante dei nostri recenti censori. Ma come, da quando in qua il fango ha un odore? Quello che riguarda Sircana, documentato, fa «schifo» ed è impubblicabile: nonostante le sue conseguenze penali (per chi ha provato a inscenare un ricatto). E quello che riguarda invece Berlusconi è materia succulenta per i titolisti: nonostante non vi sia alcun profilo penale (ma qualcuno psichiatrico).
I nostri lettori saranno abituati. E sanno che per i magistrati e i grandi opinionisti lappunto privato, senza senso e senza riscontro, è benedetto se riguarda Berlusconi.
Di questa vicenda resta il soffio profumato dei nostri lettori che riconoscono la cattiva lingua dei demagoghi.
mG
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