Laura Cesaretti
da Roma
A poche ore dalla solenne convention per il varo del programma dellUnione, il centrosinistra è sullorlo della rottura. Pacs, finanziamento alle scuole private, no global, economia: sei ore di conclave «ad alta tensione» tra i leader non hanno ancora sciolto i nodi irrisolti. «Prova ad andarci tu, là dentro». È già sera tarda quando Romano Prodi, uscito per un attimo dal vertice finale sul programma dellUnione iniziato alle 17 di pomeriggio, incrocia nei corridoi del suo quartier generale di Santi Apostoli la repubblicana Luciana Sbarbati, che il vertice lo ha disertato per segnalare che il suo partito non ha ancora risolto il suo problema di «collocazione» e relative candidature nellUlivo. Il Professore ha un viso così stanco e provato che la Sbarbati gli chiede: «Dài, fai un sorriso». E lui le risponde: «Prova ad andarci tu». Sottinteso: in quella gabbia di matti.
Alle 22.45 il tavolo dellUnione salta: è Emma Bonino ad abbandonare il vertice spiegando che «nessuna delle proposte della Rosa nel pugno è stata accettata». La leader radicale aveva il mandato preciso di rifiutare compromessi al ribasso su Pacs e finanziamenti alla scuola privata, e si è rifiutata di firmare il tentativo di mediazione sul modello Vendola proposto da Prodi e Ds: «Non cè il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto, ci facciamo ridere dietro da tutta Europa». E se ne è andata. Inferocito il segretario del Pdci Diliberto, scavalcato a sinistra dalla Rosa nel pugno: «Io i radicali non ce li volevo nella coalizione», recrimina. Il segnale che non sarebbe stato un vertice facile, e che sul programma nellUnione sarebbe corso ancora sangue, è stata lassenza di Piero Fassino. Il segretario dei Ds ha preferito passare per un rapido saluto affidando i dossier a Pierluigi Bersani, e volarsene a Torino per partecipare alla cena inaugurale delle Olimpiadi invernali (anchesse banco di prova su cui si è infranta la compattezza dellUnione) organizzata dal sindaco della Quercia Sergio Chiamparino. E tirarsi fuori dalla resa dei conti che ha impegnato per ore e ore lo stato maggiore dellopposizione. Daltronde i Ds sono il partito che ha le difficoltà maggiori, incastrati come sono nella tenaglia tra la Margherita di Rutelli, compagna di listone, che spinge lacceleratore sui valori cattolici e la moderazione e lala sinistra e laica.
Un vertice iniziato allora del tè. Dopo i primi cinque minuti Clemente Mastella già sbatte la porta e se ne va, chiedendo a gran voce a Fausto Bertinotti di scusarsi con lui perché il suo candidato no global Caruso ha definito Hamas «meglio di Mastella». Alle 21 di sera i boatos interni raccontavano che si era arrivati circa alla pagina numero 100 di un programma che ne conta 270, e che su ogni riga si trovava un intoppo e volavano urla, «una battaglia su ogni aggettivo».
«Non avremo una posizione che premia le ali estreme», aveva promesso Rutelli poco prima del conclave. Il leader Dl si è presentato deciso a porre a Bertinotti il problema Caruso: «Non puoi candidarlo, distrugge limmagine di tutta la coalizione e offre a Berlusconi unarma contro di noi». Nonché a osteggiare ogni cedimento inviso al cardinal Ruini sulle unioni civili, e a bocciare ogni riferimento ai Pacs, ossia al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto. E si è trovato di fronte a unagguerritissima Emma Bonino, sua ex compagna di battaglie radicali e altrettanto ferma nel sostenere le posizioni opposte: introduzione dei Pacs, e per soprammercato labolizione dei finanziamenti alla scuola cattolica.
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