"Proibito spingere troppo", la strana novità del rugby italiano

Alle squadre di serie C la Federazione impone una modifica del regolamento: le mischie non potranno avanzare più di un metro e mezzo, poi dovranno fermarsi. «Motivi di sicurezza». Ma dalle squadre arriva un coro di proteste.

"Proibito spingere troppo", la strana novità del rugby italiano

C'è fermento nel mondo del rugby italiano: non in quello «glamour» (si fa per dire) dell'Eccellenza e delle coppe europee, quello che ogni tanto riesce persino ad affacciarsi in televisione. A brontolare è invece il rugby di base, quello delle centinaia di squadre che - nell'abnegazione del volontariato e nella polvere di campacci di periferia - costituiscono l'ossatura della pallaovale italiana. É il mondo della serie C, ultimo livello delle serie nazionali. Ma - a differenza di altri sport - totalmente privo di complessi di inferiorità verso le categorie superiori. Un rugbista di serie C si sente rugbista della Nazionale.
Così, era inevitabile che i giocatori e i tecnici dei piani bassi considerassero un'offesa personale la novità introdotta senza grandi clamori dai vertici della Federugby al regolamento di gioco. Si tratta di un articoletto incomprensibile ai non addetti ai lavori, che però cambia radicalmente la natura dello sport. La norma dice che a partire di quest'anno alle mischie dei campionati di seri C si applica la stessa norma che vale per i ragazzi della under 19. In soldoni, vuol dire che una mischia non può spingere indietro la mischia avversaria per più di qualche passo. Un metro e mezzo per l'esattezza. Addio scontri all'ultimo sangue, addio mischie aggrappate coi denti al fango per non venire travolte. Per la serie C, la mischia diventa una formalità.
I blog del rugby si sono riempiti in fretta di proteste. C'è l'orgoglio di chi non ci sta a sentirsi proclamare un rugbista in tono minore. E ci sono soprattutto le obiezioni dei tecnici che si domandano quali possibilità si lasciano così alla crescita dei giovani. Un ragazzo di vent'anni che si affaccia alla prima squadra in serie C non avrà la possibilità di sperimentare sulla sua pelle l'asprezza della vera mischia, e questo diventerà un ostacolo quasi insormontabile alla sua piena maturazione. Senza parlare di cosa accadrà alle squadre che a fine stagione, dopo un intero campionato passato a fare mischie per finta, dovessero venire promosse in B, e si trovassero all'improvviso a fare i conti con scontri senza indulgenze.

E in fondo, dietro di tutto, c'è forse anche la convinzione che anche questo fossato scavato tra il rugby dei vip e quello dei poveracci faccia parte di una filosofia dura da accettare: secondo cui l'unico rugby che conta è quello che finisce in tv (anche se, spesso e volentieri, solo per fare figuracce).

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