Cultura e Spettacoli

Proietti celebra «Le Nozze» tra marionette

Gelmetti sul podio per l’opera di Mozart da Beaumarchais

Pietro Acquafredda

da Roma

Alla vigilia della sua regia delle Nozze di Figaro di Mozart all’Opera di Roma, Gigi Proietti ha voluto farci sapere come vede i personaggi che partecipano alla «folle giornata» della commedia: semplici maschere, ruoli, psicologicamente appena abbozzati, poco più che marionette abilmente mosse. «Per avere personaggi veri, dalla psicologia ben delineata, ricca di chiaroscuri, tormentata, occorrerà attendere molto ancora» ha dichiarato nel corso di un’intervista radiofonica.
L’elegante impianto scenico «vanvitelliano» di Quirino Conti, già utilizzato per il Don Giovanni, ha creato qualche problema a Proietti, restringendone le possibilità registiche, specie nel finale dell’opera, quando nel buio del giardino i personaggi in maschera devono partecipare alla beffa ai danni del Conte e di Figaro e alla successiva liberatoria agnizione.
Nella stessa intervista Proietti ha rivelato, infine, a chi vanno le sue preferenze fra i personaggi. Assodato che l’inquieto Cherubino è il «volano della rappresentazione», le sue simpatie vanno al Conte: «Poverino! non si raccapezza più, gli sta cambiando il mondo sotto gli occhi senza che l’abbiano avvertito!»; fra le due donne preferisce Susanna alla Contessa: «Sembra emancipata, non maschera l'esplodere dell'eros, è una donna moderna».
La «rivoluzione teatrale» di Mozart - muovere, cioè, in scena personaggi veri e travasare la drammaturgia dalla scena nella musica, arricchendo quest’ultima delle conquiste strumentali e dialettiche della sinfonia classica - sembra, al Proietti regista, appena abbozzata, relativamente al libretto.
E che sia questa la sua idea non è ancora chiaro all’inizio, quando la scena si apre con l’interno della stanza da destinare ai due sposi novelli (Figaro e Susanna), con in bella mostra un teatrino di cartapesta con le marionette pronte all’uso. Sarà chiaro nella scena finale, quando da una botola rispunta il teatrino, questa volta illuminato, dentro due marionette, del Conte e della Contessa, abilmente mosse, il primo che domanda perdono, la seconda che glielo concede.
Per il resto Proietti ha lavorato sulla recitazione dei cantanti e questi sembrano aver imparato la lezione, più di tutti la vivace, spigliata, Susanna (Laura Chierici), che si è imposta anche vocalmente, alla pari del Conte (Marco Vinco). La Contessa (Anna Rita Taliento) sembra sdoppiata fra la vocalità sentimentale e l’agitarsi isterico; esuberante, focoso il Figaro di Alex Esposito; tutta passione e lascivia non celata il Cherubino di Laura Polverelli. Bene anche la coppia degli attempati Bartolo/Marcellina (Brunò Praticò/Anna Rita Gemmabella); coinvolgente la dolce Barbarina di Anna Malavasi.
Gianluigi Gelmetti, a differenza di Proietti, ha fatto subito capire le sue intenzioni. Se «folle giornata» dev’essere (tutto accade in un giorno), popolatissima e vorticosa nell’incalzare degli eventi, che sia chiaro immediatamente, fin dall’inizio, senza mai un attimo di cedimento.

Momenti di autentica grazia Gelmetti ha regalato in qualche punto, ma sia l’orchestra sia il podio sembravano più preoccupati a portare in fondo l’impresa che a condurci per mano nel labirinto di passioni, tormenti amorosi e colpi di scena che Le Nozze di Figaro di Beaumarchais sono divenute nella mani di Mozart.

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