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Pronta una maxi liquidazione per chi non torna in Consiglio

I membri del "parlamentino regionale" guadagnano 9.480 euro più rimborsi. Dopo quattro mandati ricevono un’indennità da 455mila euro e un vitalizio. E' l'ultima campanella, in aula già si contano seggi, voti e preferenze

Pronta una maxi liquidazione 
per chi non torna in Consiglio

Con la seduta di ieri il Consiglio regionale lombardo si è riunito 152 volte nel corso dell’ultimo mandato. Una media di oltre 30 sedute l’anno. Sono 942 le deliberazioni adottate nel corso della legislatura, 173 gli atti normativi fra leggi e regolamenti, 401 gli atti di indirizzo fra risoluzioni, mozioni e ordini del giorno.
Il Consiglio regionale lombardo costa 72milioni 177mila e 740 euro. Una spesa pro-capite di 7 euro e 40. Il costo della «macchina» si è stabilizzato nel corso degli ultimi 6 anni, e tenuto conto degli abitanti è inferiore a quello delle altre regioni settentrionali. Quello veneto costa 60milioni, pari a 13 euro circa per ogni abitante. Il Consiglio piemontese costa 93 milioni, pari a circa 22 euro ad abitante - ma in questo caso gli stipendi dei dipendenti sono a carico del Consiglio e non rientrano nel bilancio generale della Regione. I dipendenti del Consiglio regionale lombardo sono 281, 23 i dirigenti. Per avere un raffronto, i dipendenti di quello piemontese sono oltre 300.
I consiglieri lombardi sono 80, uno ogni 121.783 abitanti. Dal punto di vista economico non se la passano male. I dati sono tutti nel sito del Consiglio, sotto la voce «trasparenza». L’indennità mensile lorda, compresa la ritenuta previdenziale (2.369 euro) e quella fiscale (3.643 euro) ammonta a 9.479,95 euro lordi. A questo si aggiunge una diaria di 2.602 euro mensili. Per ogni assenza dal Consiglio o dalle commissioni sono trattenuti 144,56 euro. Al trattamento economico si devono aggiungere i rimborsi. Il rimborso mensile per le spese di trasporto dal luogo di residenza a Milano è erogato in base alla distanza dal capoluogo. Va da un minimo di 238,14 euro a un massimo di 1.905,12 euro. Previsto un ulteriore rimborso forfettario per missioni nel territorio regionale, e ammonta a 3.525,12 euro. Le missioni in Italia o nell’Unione europea sono rimborsate su presentazione dei documenti di spesa, e non possono superare l’equivalente di 11 viaggi aerei andata-ritorno da Milano a Roma.
Un altro capitolo è quello dell’indennità di fine mandato. A fronte della trattenuta mensile da 2.369 euro il consigliere riceve un vitalizio e un’indennità. Per ogni legislatura sostenuta, una somma che corrisponde a un anno di indennità, circa 113mila euro. Per una ventina di deputati regionali che hanno sulle spalle 3 o 4 mandati si parla di una cifra che corrisponde a 455.040 euro per chi è stato in Consiglio per 20 anni (per esempio Stefano Galli, Carlo Monguzzi, Gianni Rossoni), e a 341.280 euro per chi ha fatto tre mandati (lo stesso Formigoni, Massimo Zanello, Battista Bonfanti, Pietro Macconi, Silvia Ferretto ed altri). Il Sole 24Ore ha calcolato che se nessuno fosse rieletto si pagherebbe in tutto 15,4 milioni.
A questo «tfr» si deve aggiungere poi l’assegno vitalizio. Una sorta di pensione corrisposta dal 60° anno di età. L’assegno, in base agli anni di contribuzione, va dal 20% al 50% dell’indennità di funzione mensile. Queste misure sono state introdotte dalla legge regionale 12 approvata nel marzo 1995.
Quanto alle presenze dei consiglieri, il presidente del Consiglio Giulio De Capitani è sempre stato in aula: 147 volte (al 19 gennaio). Sempre presente il capogruppo del Pdl Paolo Valentini. L’omologo dell’Udc Gianmarco Quadrini ha timbrato il cartellino 136 volte, con 3 assenze ingiustificate e 10 giustificate.

Il meno diligente è il comunista Bebo Storti: 88 volte presente e 59 assente non giustificato. Molto meglio l’altro comunista, Luciano Muhlbauer con 144 presenze. Il dipietrista Stefano Zamponi ha accumulato 16 assenze.

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