Luca Telese
da Roma
Un boato da stadio del centrodestra nellAula di Montecitorio. E una vampata quasi impalpabile, nellaria, tra i banchi del centrosinistra: ironia, impotenza, e disincanto, adrenalina che precipita, dopo la fiammata di luci nel tabellone del primo voto a scrutinio segreto. A ben vedere potresti riassumere tutto il senso di una giornata di trincea in quellimmagine, nel commento (auto) sarcastico di Franco Marini: «Se ne dovevano vedere di più di franchi tiratori... Se è così, si vede che tengono».
Insomma, anche lUnione, ieri, ha provato sulla propria pelle, una delle leggi non scritte della politica italiana, il ribaltamento puntuale e spesso beffardo di ogni aspettativa di partenza. Prendete il film di ieri, un déjà vu di seconda visione, lAula di Montecitorio stipata come nelle grandi occasioni, emicicli sorvegliatissimi, sindrome da franco tiratore: tutti si aspettavano i cecchini di centrodestra, sono arrivati i franchi tiratori di centrosinistra: cinque, per lesattezza, secondo le stime più attente. Infatti è andata così: nellultimo voto a scrutinio palese lUnione aveva messo insieme 269 voti, e il centrodestra 326, invece - sotto la garanzia di anonimato - il governo ha ottenuto cinque consensi a sorpresa ed è passato a 332, il centrosinistra si è fermato a 263. Il tutto, visto dallalto, si riassume in tre ore di estenuante maratona parlamentare, con i deputati dellUnione impegnati nel fuoco di interdizione, e nel boato dei loro colleghi di centrodestra quando il tabellone elettronico fa capire che non cè nulla da fare, la guerra di posizione ha premiato la maggioranza, lo sfondamento non cè stato. Il gioco delle immagini contrapposte potrebbe continuare. Gianfranco Fini ostentava calma e serenità, animando capannelli in tutto il Transatlantico, Francesco Rutelli esibiva una stranissima bardatura che gli legava la spalla al braccio: non un cinturone da kamikaze della legge elettorale, ma una modernissima fascia ortopedica blue scuro (Ultrasling II), con annessa una specie di borsetta, e sopra un palloncino rosso. È il leader della Margherita il primo a scherzare sullo stato danimo e sulle apparenze, premendo il palloncino: «Questa è la bomba, booom!». In realtà ha appena subito una operazione alla spalla.
Ti cali nellemicliclo e rivedi le schermaglie di chi difende con onore la bandiera ma sa che oggi non vincerà, quasi parteggi per i guerriglieri eroici alla Giachetti, che regolamento alla mano propone addirittura il voto con le palline, pur di non ricorrere al sistema elettronico, messo in mora - secondo il deputato della Margherita - da una dichiarazione del ministro Calderoli. Oppure ti diverti, per un attimo, quando esplode lennesimo siparietto tra Rino Piscitello e il presidente Pier Ferdinando Casini, il deputato dellUnione con il discorso scritto sul Comunicator della Nokia, e larbitro che gli toglie la parola di brutto. Proseguono a gesti, senza amplificazione e pure Casini ne fa alcuni buffissimi, la mano a becco alla maniera di Totò, ma mi faccia il piacere....
È andata così, con Piero Fassino, segretario dei Ds, che deluso dal mancato sfondamento denunciava il peso di veti o ricatti nel voto: «Naturalmente tutti hanno potuto vedere quanto pesi il ricatto che Berlusconi sta facendo pesare sui deputati della Casa delle libertà». Ed è molto curioso, perché invece bastava dare unocchiata al ministro Mario Baccini: «Il proporzionale non è un regalo che ci è stato concesso, ma una conquista politica che rivendichiamo con orgoglio». E invece Fassino grida allo scandalo: «Abbiamo mai visto negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Spagna, in qualsiasi Paese democratico, alla vigilia del voto che chi governa decide di cambiare la legge soltanto perché ha paura di perdere? Non accade in nessuna democrazia moderna: sta accadendo soltanto in Italia, è qualcosa di inconcepibile». In realtà molti si fanno i conti, e tutto sommato sono meno duri. In Aula ha parlato lex popolare Gerardo Bianco, che ha rivendicato il suo proporzionalismo, e ha motivato il no solo con la sacrosanta contestazione «delle liste bloccate, che privano i cittadini di un diritto di scelta». Ed Enrico Boselli, segretario dello Sdi, ha scelto la giornata di ieri per dire che «con qualunque sistema elettorale lo Sdi e i radicali saranno presenti con un soggetto politico unico». Non dice, ma lo spiega De Michelis (auspicando una grosse Koalitio italiana) che i socialisti di tutte le provienienze sono entuasiasti della Riforma. No, non è stata una giornata di barricate, di resistenze strenue, di golpe.
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