A proposito di Farina, Facci e guerra all’Islam

«Pere e carciofi»?

No, l’indulto

è un vero minestrone
Dalla stampa nazionale è stato dedicato ampio spazio alla “gaffe” del sottosegretario alla Giustizia, che, con la complicità del Dap (Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria), ha conteggiato confusamente “pere e carciofi”. Dall’episodio ho tratto alcune considerazioni, che completano il brutto quadro che mi sono fatto del provvedimento di clemenza: 1) la quantità di pena condonata è stata un’esagerazione, mai vista nei troppi condoni precedenti; 2) scandalosamente scarse sono state le esclusioni; 3) e ora mi sembra di capire che sia stata data la possibilità di utilizzarlo in qualche modo “persino” per la custodia cautelare e mi chiedo se non si sia superato ogni limite.
Per giunta mi sembra di aver capito che questa possibilità sia stata rimessa alla discrezione dei giudici, in un’epoca di garantismo esagerato e spesso ideologico. Vale a dire alla discrezione di quella categoria che dovrebbe amministrare la Giustizia, ma che proclama la necessità di un’amnistia, non perseguita dagli stessi politici, che potrebbero avere un interesse personale.
Il «non fare»

costa infinitamente

più «del fare»
La notizia del «non realizzare» le grandi opere infrastrutturali, letta sul Giornale del 14 novembre scorso, è un caso che potrebbe essere paradigmatico sui metodi di questo governo: per obbedire a logiche pseudoambientaliste e di supposto risparmio, si crea un danno incalcolabile al Paese che produce.
Giovanni Biondi - Milano
L’inchiesta calabrese

sul ds Pacenza:

Morrone precisa
Gentile direttore, nella mia intervista pubblicata a firma Felice Manti sul Giornale del 17 novembre scorso c’è un errore, dovuto a un frainteso tra me e il giornalista. L’inesattezza consiste nel fatto che da una mia risposta si evince che a disporre l’intercettazione di cui sono stato vittima sarebbe stato il pm Facciolla, mentre, in tutta evidenza, è stato il suo collega Cozzolino, che poi è lo stesso che aveva autorizzato il mio colloquio in carcere con Franco Pacenza. Per quanto riguarda Facciolla, al contrario, confermo che, nell’ispezione ministeriale, ha fornito delle notizie non vere sul conto mio e della mia famiglia.
On. Giuseppe Ennio Morrone - Roma
«Prima pagina»

nasconde gli articoli

del «Giornale»
Giovedì 16 novembre, sciopero dei giornalisti. Segnatamente mancano nelle edicole tutti i giornali filogovernativi. La signora Concita De Gregorio, che conduce il programma radiofonico «Prima pagina», non ritiene opportuno menzionare gli articoli che appaiono sui pochissimi quotidiani presenti in edicola, tra cui il Giornale. Legge solamente un pezzo tratto dal Riformista.
Incalzata da un ascoltatore, si giustifica dicendo che trattasi di una sua scelta personale e autonoma e che il pezzo del Riformista è stato letto perché edito da una cooperativa. Credo che, a questo punto, i radioascoltatori abbiano diritto a una spiegazione da parte di RadioRai. Se infatti la signora De Gregorio è libera di pensarla come le pare, altrettanto non si può dire di una emittente di Stato. Rimango quindi in attesa di sapere come mai la Rai consenta, in un suo programma, a una giornalista di cancellare la voce di almeno metà del Paese.
Alessandro Mozzari - Milano
Si salvi Trenitalia

senza toccare

il costo dei biglietti
Il nuovo amministratore delegato di Trenitalia Moretti, nominato a settembre da Prodi, ha dichiarato: «Siamo sull’orlo del fallimento».
Evidentemente il governo illiberale dell’Unione vuole aumentare entro qualche mese il costo dei biglietti dei treni e ha mandato avanti Moretti a lanciare questo allarme, in maniera che il rincaro sia giustificato. Al contrario, il buon governo della Cdl considerato il servizio scadente offerto dalle Ferrovie, aveva giustamente tenuto bloccate le tariffe ferroviarie nazionali dal 2001 per cinque anni, fino a quando è rimasto in carica. Prodi veda quindi di non fare furbate e ripiani il deficit di Trenitalia stanziando appositi fondi, senza variare le tariffe.


Il Professore si ricordi che il trasporto pubblico è un servizio che lo Stato deve garantire, che i biglietti dei treni sono già troppo cari e che i cittadini sono stufi di pagare tasse e balzelli di ogni tipo, ottenendo in cambio servizi inadeguati.
Marco Tempisi e-mail

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